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Napoli, senti il Matador: “Il vice Cavani? Sono io!”

La storia è in questo stadio, nel congedo da pietre che trasudano calcio, laddove “nacque” Edson Arantes do Nascimiento, Sua Maestà Pelè, la perla nera; e la storia, adesso, mentre Stoccolma si separa dal “Rasunda”, celebrandone il passato attraverso una cerimonia che comprende il minuto di raccoglimento, è – nel suo piccolo – impregnata nei fili di quell’erba nella quale Edinson Cavani, una perlina bianca, può andare a cogliere l’abbraccio collettivo della Napoli ch’è arrivata sin qui in Scandinavia e che in quello o rey in salsa partenopea ormai si perde. “Non posso che essere felice per essere riuscito a segnare in questo stadio nel quale ha segnato una leggenda del calcio. Sono contentissimo di ciò e lo sono ancora di più perché abbiamo passato il turno”.

GIOCO SEMPRE IO – Ottantuno volte Cavani, in un crescendo terrificante, con quindici reti in sedici partite stagionali, una media da strapazzare le statistiche ed i cuori d’una Napoli che al “Rasunda”, minuto 48′ della ripresa, se n’è stata con gli occhi spalancati ad aspettare l’ennesimo sigillo ad una prestazione mostruosa, assist e occasioni, generosità a tutto campo e umiltà assoluta. Gli ottantuno Cavani, quelli che spuntarono proprio in Svezia, a Boras, e che da Stoccolma ribadiscono la propria prolificità, sono uomini diversi eppure governati – ovviamente – da una testa sola e da un fisico e da una stazza che induce all’innamoramento folle gli esteti del calcio. “Sto bene, sono su di giri per essere riuscito anche a far gol qui, dove esplose Pelè; non ho nulla da portarmi di questo stadio, come cimelio, perché ho lasciato qualcosina di mio, con la rete”. Da Cavani a Cavani: i venticinque mesi che hanno ribaltato prepotentemente il destino del Napoli sono racchiusi in fotogrammi che si accavallano ed in quelle ottantuno reti, belle e simboliche sempre, che paradossalmente hanno sempre stimolato un paradosso ormai definitivamente cancellato dal Matador, perché a questo punto è inutile ad andare a cercare un erede. Ma sì, il vice-Cavani, il semplicissimo sostituto con il quale far rifiatare un attaccante da sballo, può restare un pio desiderio popolare, perché il messaggio – chiaro ed inequivocabile – di quel goleador con le sembianze di un cannibale arriva al cuore del mercato. “Io non ho bisogno assolutamente di riposare, ma io devo sempre giocare e segnare per essere sempre al top della condizione. Io sono fatto così. Voglio continuare a segnare per vincere qualcosa con questa maglia”.

FORZA RAGAZZI – Ma che mostro è, un calciatore del genere, che li mette in fila con sequenza ed incontrollabile facilità, che al terzo di recupero della ripresa va a procurarsi un rigore, poi sistema la pala sul dischetto e via, verso i sedicesimi di finale di Europa League? Ma che atleta è quel Cavani che fa su e giù per il campo e resiste pure alle sollecitazioni collettive, perché riposare non si deve, mai: “Ma io voglio giocare e segnare sempre”. E dopo aver chiuso, letteralmente, il “Rasunda”, non avrà però l’opportunità di “aprire” l’Is Arenas, perché Cagliari per lui resterà su un’isola irraggiungibile per quel cumulo di ammonizioni. “Stavolta abbiamo giocato discretamente e però c’è qualcosa da correggere. E’ vero, non era semplice palleggiare su questo prato, ma sappiamo che dobbiamo migliorare e vogliamo farlo. L’importante era passare il turno, ora i miei compagni dovranno recuperare le energie per lunedì sera”. C’è vita senza Cavani?

Fonte: Il Corriere dello Sport

Articolo modificato 23 Nov 2012 - 09:04

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Scritto da
redazione