C’era una volta la domenica di calcio con l’orecchio attaccato alla radiolina, i numeri sbiaditi dall’uno all’undici dietro maglie senza nomi, pantaloncini corti e calzettoni lunghi, un pallone di cuio senza sponsor e la voglia di vivere l’unica giornata della settimana senza dover lavorare, lontano da ansie e pensieri. I problemi di un’intera vita infatti, lasciavano il posto ad uno stato di ferma concentrazione per seguire la propria squadra del cuore: la città si ferma e si lascia travolgere dal ciclone del tifo calcistico, capace di prevalere su tutto, famiglia compresa. Anche il pranzo del fine settimana in famiglia passa in secondo piano: si segue la partita, poi si pensa a mangiare. Tutto sembrava perfetto ed idilliaco, fin quando un bel giorno arrivò il calcio moderno, un lento e graduale virus che si insinua silenziosamente nelle vite di milioni di tifosi, fino a cambiarne abitudini, modi di fare e l’approccio stesso al gioco più bello del mondo. Via la scomoda radiolina che lasciava troppo spazio all’immaginazione: se non si può andare allo stadio, basta un televisore ed un abbonamento alla pay per view per guardare forse ancora meglio il match stesso, godendo dell’hd e di una serie di particolari inediti che dal campo sicuramente sfuggono. Il demone del calcio moderno però, non ha portato solo un decremento nelle presenze negli stadi bensì ha trasformato inesorabilmente l’intera settimana tipo del tifoso doc: la domenica alle 15 non è più l’unico momento sacro per seguire la propria squadra del cuore, seguita dagli anticipi del sabato, quello della mattina, le gare serali, i turni infrasettimanali e dulcis in fundo, il monday afternoon-night ed a volte persino la chiusa del martedì. La serie A si conferma uno spezzatino per accomodare al meglio le esigenze delle pay per view che accolgono così, sotto la propria ala approfittatrice, tutti coloro che vogliono godersi lo spettacolo di più match senza rinunciare a niente, o forse. Ad esempio, torniamo a casa nostra sotto l’ombtra del Vesuvio. Cagliari-Napoli oggi alle 19 ha mandato in crisi numerosi sostenitori partenopei, tutti con un uguale dilemma: “Ed adesso come me la vedo la partita?” Eh si, anche in tempo di crisi per fortuna, c’è ancora “qualcuno” che il lunedì pomeriggio lavora con regolarità ed orari rigidi. Alla gioia per un inizio settimana atipico ma ugualmente bello ed emozionante insieme alla propria squadra del cuore, si unisce la problematica di un appuntamento per molti scomodo ma nonostante ciò, sempre irrinunciabile. Ed allora via al romanticismo: si ricorre a metodi tradizionali e si ridà il benvenuto alla famosa radiolina, migliore amica dei nostri nonni e papà quarant’anni fa. Nonostante ciò, l’emozione di un live rimane indiscussa: nessun divano o nessun plasma potranno mai sostituire gli odori e la tensione del pre partita a pochi metri dal rettangolo verde di gioco, che sia una banale domenica o un atipico lunedì pomeriggio.
Alessia Bartiromo
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Articolo modificato 26 Nov 2012 - 16:04