Una Juve che ha dimostrato sempre, anche quando ha perso, di dominare l’avversario, dando sempre l’idea del dominio assoluto del gioco. Solo due sconfitte in oltre 50 partite, un parco attaccanti ben assortito e folto, riserve come Caceres, Pogba, Giovinco, Isla. Diciamoci la verità, come organico e come gioco sembra non esserci storia, e distrutte al lume della ragione sembrano le nostre indomite speranze.
Dall’altra parte un Inter ricca di campioni, con un tecnico preparato, abituata alla vittoria e alle pressioni che essa comporta. Entrambe, come rosa complessiva, superiori al Napoli. Entrambe con il richiamo della storia dalla loro parte. Una, la Juve, con una volontà di spendere che non può che preoccupare.
Ma gli eventi spesso sfuggono al calcolo razionale, e le più grandi imprese della storia sono accadute nel sovvertimento delle previsioni, di ciò che il buon senso proclamava impossibile. I 300 alle Termopoli decimarono 50 mila persiani permettendo alla civiltà greca di uscire vittoriosa da un immane scontro di cultura. La Francia rivoluzionaria seppe conquistare l’Europa al suono di parole-idee inedite e sovversive. Ogni impresa ha il suo perché, e si parla di impresa quando l’opinione comune prevede il compito naturalmente destinato al fallimento.
Ed è proprio la rivalsa sulla razionalità meccanica che procura il maggior piacere a chi riesce nell’impresa.
Ad oggi il termine impresa coincide per ogni napoletano nella conquista della vetta perpetua, nel nome indelebile da scolpire negli almanacchi a futura memoria di una felicità vissuta non da comparse ma da protagonisti.
Questa impresa è possibile, al di là dello scacco che ci muove la ragione e l’evidenza del gioco e dell’organico.
Noi possiamo vincere perché:
1) La Juve mostra i primi cedimenti, la Champions le sta portando via energie fisiche e nervose preziose.
2)La Juve non ha un Cavani e non ha un popolo come il nostro.
3)I trionfi hanno il loro rovescio della medaglia: rendono presuntuosi e agiscono da sedativo allo stimolo della fame
4)L’Inter ha aperto un nuovo ciclo, la fisionomia tattica non è ancora definita, si cambiano uomini e schemi di continuo alla ricerca della formula esatta.
5)Il Milan non è più quello dell’anno scorso. Malgrado i segnali di ripresa la sua rosa, specialmente la difesa, non può tenere testa a squadre più attrezzate e più affiatate. Si è chiuso un ciclo di vittorie, ora è il tempo della ricostruzione.
6)Il Napoli ha Napoli. Non è la solita frase fatta, leggiamola nella sua profondità. La cifra dell’impresa è l’entusiasmo, e dove trovare questo ingrediente se non nella città dalle menti e dai cuori esaltati per antonomasia?
7)Il Napoli ha un sogno:i sogni a volte devono realizzarsi per confermare il loro essere tale.
8)Cavani, Hamsik, Mazzarri. A volte le guerre le vincono i condottieri, non i soldati
9)La speranza, piatto unico della nostra disperazione del vivere
10) e lode. Il voto che abbiamo come pubblico e l’obbligo che imponiamo ai calciatori di esaudirci.
Napoli, questi sono i perché.
Carlo Lettera
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Articolo modificato 29 Nov 2012 - 20:32