Il “Pirata Morgan”, si sa, è un combattente. Quel suo carattere quasi brusco, in campo, dà fiducia ai compagni. Alza la voce, carica, protesta, parla con se stesso. Si rammarica per un gol preso. Si complimenta. Esce a pugno chiuso. Esce a bloccare la palla. Esce come un matto chissà dove, fuori la sua area di porta, pur di non rimanere fermo, tra i pali, a crogiolarsi nei rimorsi.
De Sanctis è uno che non si tira indietro. Si butta, si lancia nella mischia. Allo stesso modo, però, fuori dal campo diventa la persona più normale di questo mondo. Preciso e determinato, ma senza far polemiche. Limpido, come quando lo accusarono (ingiustamente) di non esultare al gol. Regalò la sua maglia. Si mise in discussione, senza mai gridare allo scandalo.
Il Pirata non abbandona la sua nave, mai. E, allora, si fa dura per gli altri. Rosati dovrà sperare che Mazzarri abbia tutta la voglia di questo mondo di andare avanti in Europa League, per giocare qualche partita. Perché in campionato non c’è storia. In serie A comanda Morgan.
Raffaele Nappi
Articolo modificato 1 Dic 2012 - 12:13