Questa settimana vi racconteremo la storia di un amore che intercorre da 46 anni tra la maglia azzurra ed una delle sue più ligie ed ottemperanti tifose.
Un amore coltivato a distanza, seppure i chilometri che si interpongono tra Francesca Faiella, la protagonista di questa “favola azzurra“, e la sua città natale, siano relativamente esigui, in questo caso, il concetto di “distanza” assume l’accezione di senso di divario ideologico, poiché si ambienta in un territorio al quanto ostico e poco avvezzo ad accogliere fedi calcistiche diverse da quelle che il Dna impone: il Lazio.
La regione madre della Capitale, già arduamente abitata da un popolo scisso in due fazioni che definire avverse è riduttivo.
Romanisti e laziali, figli della stessa terra, ma rivali eterni e per l’eternità.
“Sono nata a Visciano, un piccolo paese in provincia di Napoli. – Racconta Francesca – Mi sono trasferita subito ad Ostia (Roma) poiché mio padre prestava servizio presso l’aeroporto militare di Pratica di Mare.
Come ogni napoletano che vive lontano dalla sua città, ho mantenuto, fin da piccola, un legame affettivo molto forte con le mie origini.
Mi sono innamorata, invece, della squadra del Napoli, grazie al tifo sfegatato di mio nonno materno, con il quale seguivo le partite ogni qualvolta mi recavo al paese e dal quale ho imparato la storia e le formazioni dell’epoca: ha saputo trasmettermi quella intensa passione che solo un tifoso napoletano possiede.
Vivendo a Roma, nel corso degli anni, mi sono trovata spesso a dovermi confrontare con la tifoseria locale e pur essendo donna, non ho mai evitato il raffronto difendendo “a denti stretti” il mio credo….Senza abbassare mai la testa!
Potrei raccontare molti aneddoti che raccontano del mio profondo tifo.
Quando il Napoli ha vinto i due scudetti, ad esempio, in entrambi i casi, avvolta nei colori azzurri, mi sono avventurata per la città da sola aggregandomi successivamente ad altri tifosi che di volta in volta incontravo lungo la strada… E non erano pochi!
Ricordo ancora il 1° maggio del 1988, quando il Napoli perse lo scudetto contro il Milan. Avevo una macchina senza stereo e per seguire l’incontro portai con me un classico radioregistratore dell’epoca. A fine partita lo distrussi completamente per la rabbia: non dimenticherò mai quella sconfitta.
Per non parlare poi di quando il Napoli militava in B ed in C: guardavo sempre le partite da sola, soffrendo per quella dolorosa situazione di classifica che vedeva la mia squadra, dopo i successi di Maradona, ridotta a giocare con le squadre delle serie minori.
La lontananza, quindi, non ha affievolito il mio tifo, ma non mi ha permesso, purtroppo, di seguire la squadra allo stadio San Paolo e questo mi è mancato molto. Poi ho scoperto il Club Napoli Ostia.
Grazie al club, finalmente ho colmato questa lacuna potendo esultare, gioire, scatenare tutta la mia passione insieme ad altri tifosi azzurri.
Attualmente sono consigliera di questo storico Club, presente nella capitale dal 1997 e ne curo, assieme al Presidente Giacomo Borrelli, gli eventi e le iniziative.
Ora mi sento davvero parte integrante del tifo napoletano potendo vivere a 360 gradi le vicissitudini della mia squadra.
Grazie a Giacomo ed al club, ho intensificato ancora di più il mio amore per la “napoletaneità” sul territorio romano con diversi interessanti progetti, il primo dei quali è sicuramente quello di poter organizzare pullman di tifosi per seguire la squadra allo stadio San Paolo.
Altra iniziativa stimolante è stata quella della realizzazione di un programma radiofonico “per dare voce a tutti i tifosi napoletani di Roma e del Lazio”, iniziativa che ha raccolto consensi entusiastici tra i tifosi di Roma e non solo.
La trasmissione che si chiama “Spazio Napoli” è stata condotta dalla sottoscritta e dal Presidente del club Giacomo Borrelli per circa tre anni e presto riprenderà la sua programmazione.
Posso solo concludere affermando che sono orgogliosa di essere tifosa napoletana e che la fede non tramonta mai, anche quando la squadra imperversa in situazioni difficili.
Tifosi napoletani si nasce ed io modestamente “lo nacqui”. “
Luciana Esposito
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