Toglietegli tutto, ma non il suo top player: e mentre intorno c’è il vuoto pneumatico d’una gara sostanzialmente superflua, il re si prende il pallone, lo rimette al centro dei propri pensieri e scalda i muscoli e il cuore d’una Napoli incredula. Cavani c’è e lotta anche per loro, per prendersi (possibilmente) tutto ciò che si può conquistare, per tentare di starsene in cima alla classifica dei cannonieri, per “allenarsi” in vista dell’Inter e continuare ad inseguire la Juventus, per dare un senso ad una sfida altrimenti monca, per esibire attraverso quel sì la propria leadership. “Inutile cercare un vice-Cavani: io ho voglia di giocare sempre, perché voglio segnare sempre” . E’ Napoli-Psv, l’ultima d’un girone ormai blindato nell’aritmetica, una serata di freddo che sarebbe sconsigliata a chiunque, men che meno a quel “cannibale” del Terzo Millennio che con ottantré reti segnate in appena due anni e quattro mesi s’è messo in testa l’ennesima idea fantastica e non l’ha neppure nascosta: “Sarebbe bello battere Diego, ma io sono qua per altro: perché voglio lasciare un segno nella storia del club”.
CHE FAME! – La media (terrificante) d’un gol a partita non sazia l’appetito d’un fenomeno paranormale che va sistemarsi nel bel mezzo d’un turn-over massiccio: Rosati tra i pali; il debuttante Uvini a destra, Fernandez in mezzo e Campagnaro a sinistra; Maggio che fa il rodaggio per lo “spareggio” con l’Inter sulla propria corsia, con Dossena omologo opposto; in mezzo Donadel conInler, investito del ruolo proprio nel finale della rifinitura per un acciacco a Dzemaili; tra le linee, El Kaddouri e Vargas, con Sua Maestà che con l’umiltà e la voracità (bulimia, sir?) di cui è dotato in dosi massicce va a sostenere i sogni collettivi, che certo gli appartengono.
NIENTE FUMOGENI – Il pericolo d’un giovedì calcisticamente anomalo è altrove, è in qualche gesto scellerato dagli spalti che spingerebbe a una squalifica del campo pressoché automatica per i sedicesimi: e prima che cominci il Cavani-show, il Napoli prova a “spegnere” il rischio-squalifica attraverso un invito-appello-preghiera rivolto dall’head of operation Alessandro Formisano: “Il club ha subito una condanna legata all’uso di petardi e all’occupazione delle scale nelle curve. La mancata osservanza di queste regole costringerebbe il Napoli a disputare una gara a porte chiuse (…). Dunque, non si accendano fumogeni, non si sparino petardi”. Il sacro fuoco ce l’ha Cavani dentro di sé: basta quello.