Da Milano a Roma, dalla sfida con l’Inter a quella con il procuratore della Federcalcio, il magistrato napoletano Stefano Palazzi, che ha istruito il processo dinnanzi alla Disciplinare per il Napoli (responsabilità oggettiva) e per Cannavaro e Grava (omessa denuncia) a causa del maldestro tentativo di combine di Gianello prima della partita con la Samp del 16 maggio 2010. Il club, che rischia una sanzione in punti o in denaro, non chiederà il patteggiamento: scelta legittima, il dibattimento deve dimostrare l’assoluta estraneità di fronte ai comportamenti di un tesserato emarginato e fuori di testa (Gianello) e di altri due (Cannavaro e Grava) che presero quella «richiesta» alla leggera e non denunciarono il compagno, ammesso che durante il processo sia confermato quanto emerso nelle inchieste della Procura della Repubblica e della Procura della Federcalcio. Per quell’errore il capitano e l’altro difensore potrebbero pagare con una squalifica.La responsabilità oggettiva, quella per cui il Napoli rischia una sanzione, viene definita caposaldo della giustizia sportiva, ma non solo è dannosa: è anche superata dagli eventi perché l’Uefa e importanti federazioni lavorano ad un progetto di autocertificazione dei club sui controlli nei confronti di tesserati, appunto per evitare che un club già danneggiato da calciatori “infedeli” subisca anche la beffa di una condanna. Se vi saranno logica e buonsenso al posto dell’ottusa applicazione di obsoleti regolamenti, il Napoli dovrà essere assolto.
Fonte: Francesco De Luca per “Il Mattino”
Articolo modificato 10 Dic 2012 - 08:45