Ci sguazza in una domenica così, Emiliano Mondonico. Da sempre condottiero dei «pellerossa contro i cow-boy», una specie di capo indiscusso di tutti i Davide del calcio. «Juve e Napoli devono stare attente, molto attente contro Atalanta e Bologna: perché in questo campionato le piccole sono terribili ed è difficile trovare un avversario che non lotti con il coltello tra i denti».
Dopo Inter-Napoli ha le idee più chiare sulla lotta per il titolo?
«Mi ha aiutato Mazzarri: a una mia precisa domanda, mi ha risposto che lui crede nello scudetto. E fa bene. Sia a crederci che a dirlo: perché gli azzurri non hanno proprio nulla da invidiare a nessuno. Tantomeno all’Inter o al Milan».
Non ha detto la Juventus, però...
«Quello è un discorso a parte, e ora che c’è Conte in panchina è persino peggio per gli altri. Perché la forza autentica dei bianconeri è che hanno un tecnico che non sbaglia mai nulla. Per battere la Juve bisogna essere semplicemente più forti».
Il Napoli lo è?
«Può provarci a esserlo. Io fossi in Mazzarri oserei di più».
Bene. In che modo?
«Il calendario dice che ora ci sono Bologna e Siena, due avversarie contro cui si possono fare dei test».
A quale si riferisce?
«Il momento di provare fin dal primo minuto il modulo che il tecnico azzurro ha messo in campo nella ripresa di San Siro: mi sembra che il 4-2-3-1 sia nelle corde del Napoli».
Fino ad ora è la carta da gettare in campo in caso di rimonta?
«Poiché la gara con l’Inter ha dimostrato che funziona, bisogna insistere a far giocare Pandev e Insigne insieme, con Hamsik e lo scatenato Cavani lì davanti».
In questa settimana pare che Mazzarri ci stia pensando?
«Lui è un allenatore bravo e preparato. Dopo Nevio Scala, lui è il miglior interprete del 3-5-2 ma ora è il momento di osare di più».
Che insidie nasconde la gara col Bologna?
«Non affrontarla come se fosse una finale di Champions. Lo è. Come lo è la trasferta della Juve nella mia Bergamo».
Cosa la sorprende di più del Napoli?
«Che contro le grandi, Juve, Milan e Inter, ha giocato bene ma ha conquistato solo un punto. È un peccato».
Che ricordi ha dell’anno di Napoli?
«La punizione con cui Baggio fece il 2-2 col Brescia al San Paolo al 90’ e le lacrime di Edmundo dopo la retrocessione, a Firenze. Lo chiamavano ”O’ animal”, ma quel pomeriggio pianse come un bimbo».
Più o meno un anno fa annunciò che aveva vinto la sua battaglia contro il cancro, dopo due operazioni in 6 mesi.
«È sto bene ancora adesso. Tra qualche mese dovrò rifare gli esami, ma sono sereno e fiducioso».
Fonte: Il Mattino