Una sciarpa da “ultras” attorcigliata al lustro della medaglia, mentre in quella magica sera di maggio, innalzavi il primo trofeo del “nuovo Napoli” verso il cielo di Roma, dipinto di azzurro, inondato dall’orgoglio partenopeo, il tuo, il nostro.
Quella sciarpa, ricorda, suggella, sancisce, conferma, ribadisce, urla, rafforza, certifica ed attesta il tuo spirito di appartenenza.
Perché non hai mai smesso di essere uno di loro, uno di noi, uno come noi.
Uno che vive e soffre per quella maglia, nonostante gravi sulle tue stesse spalle l’onere di amarla, onorarla e rispettarla, per tutta la vita e anche oltre. Proprio come si recita davanti a Dio, sull’altare nel giorno del matrimonio.
Per il resto del mondo è follia, ma per Napoli, per i napoletani di Napoli che amano il Napoli, non esiste altro modo di vivere questa passione, se non sposandola, per tutta la vita ed anche oltre.
E così è anche per te.
Le tue lacrime, le vittorie conquistate lottando sul campo, incise sul tuo corpo insieme ai nomi dei tuoi figli, quale vetrina nella quale dare illustre ed inorgoglito sfoggio ai beni più preziosi dei quali vai infinitamente fiero.
Basta saper leggere quei simboli per comprendere la perpetua devozione verso quella fede chiamata “Napoli“, se proprio non si riesce a carpirla guardando nei tuoi occhi, azzurri come quella maglia, come la tua passione, come la tua anima.
Chi come te ha sposato quei colori, mai potrà avere dubbi riguardo al fatto che non puoi mai esserti sporcato della macchia dell’adulterio, né per denaro, né per velleità, né per alcun altra ragione, plausibile, ammissibile o ipotizzabile.
Le lacrime di gioia che puntualmente hanno bagnato ogni singolo traguardo significativo conseguito da quando sei il capitano, il nostro capitano, erano quelle di un intero popolo, stanco di subire mortificazioni sociali, oltre che sportive.
Lacrime di gioia, di rabbia, di riscatto, di rivalsa, di conquista, di desiderio, di ambizione…Lacrime napoletane.
Le tue, le nostre.
Quella fascia avvinghiata al braccio, talvolta ha saputo farti più male di un cappio stretto intorno al collo, perché è da te che la gente, la tua gente, si aspetta sempre il massimo.
Ma, durante questi 6 anni, nel bene e nel male, di acqua sotto ai ponti ne è passata tanta.
E tu sei sempre stato lì, non hai mai mollato, proprio come i cori del San Paolo ti hanno sempre chiesto di fare.
L’auspicio della tua gente, non so se di tutta, ma di sicuro di quella gente che ama il Napoli, come e quanto lo ami tu, è che quella fascia rimanga stretta intorno al tuo braccio e che non ti venga strappata dall’opinabile arbitrio dell’ “in”giustizia sportiva.
Portarci via il capitano, il nostro capitano, vorrebbe dire strappare il petalo più azzurro della rosa partenopea.
E questo no, non lo merita il Napoli, non lo merita la tua gente, non lo meriti tu.
In bocca al lupo capitano, chi ama il Napoli sarà sempre con te.
Oggi, domani… Comunque vada…
Luciana Esposito
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