Emily Yamamoto: la “samurai” del Napoli Carpisa Yamamay

Giappone-nella-storia-del-calcio-femminile_ahorigb“Sono nata a Miura, in provincia di Yokohama. Da quando ho scoperto di avere la passione per il calcio, ho sempre ricoperto il ruolo di centrocampista centrale. Prima di quest’avventura italiana, ho giocato per tre anni nel campionato statunitense e poi ho partecipato alle Olimpiadi di Londra. Nella mia famiglia gioca solo mio fratello a calcio. Il mio idolo è Del Piero, perché oltre alla sua classe posso dire anche che è molto carino. Sin dai primi giorni di ritiro a Serino, mi sono trovata molto bene con le mie compagne che sono tutte molto simpatiche.”

Non sono le dichiarazioni dell’ultimo acquisto partenopeo né di qualche calciatore noto e navigato, bensì sono le prime parole rilasciate ai microfoni di Iam Naples da parte di Emily Yamamoto, talentuosa centrocampista giapponese del calcio femminile, da mesi approdata all’ombra del Vesuvio per dare man forte alla causa delle ragazze del Napoli Carpisa Yamamay, ma costretta a guardare le sue compagne dalla tribuna, per merito di un transfer che tarda ad arrivare.

Tuttavia, l’iter burocratico da ultimare per consentire l’effettivo e materiale innesto della giapponese a pieno rango nella rosa di mister Marino, sembra essersi ultimato.

Ragion per cui la Yamamoto potrebbe, appunto, esordire il prossimo 22 dicembre, tra le mura amiche del Collana, nel match contro la Lazio.

Perché le giapponesi sanno giocare a calcio?

Si chiederanno in molti, al cospetto di questa notizia, mentre si apre un “cassetto della memoria” che conferisce forma ad una reminiscenza fanciullesca nella quale si narrano le impavide gesta di Mila Azuki e compagne, spietate, imbattibili pallavoliste.

Ed invece, la realtà, rispetto alla fantasia, in materia di sport femminile, in Giappone, narra tutt’altra storia.

Tant’è vero che nel 2011, la Nazionale giapponese è stata proclamata la prima Nazione asiatica a vincere la Coppa del Mondo di calcio femminile, battendo gli Usa.

Vittoria, quest’ultima, ricca di un valore speciale, nonché di una carica emotiva assai peculiare, poiché maturata a poco più di quattro mesi di distanza dal terremoto e dallo tsunami che hanno distrutto il paese.

Una vittoria, quella conquistata dalle “Mila Azuki del calcio” che ha riportato il sorriso nel Sol Levante.

Contro ogni pronostico, oltre ogni aspettativa, alla fine hanno vinto loro.

Così è accaduto nel cartone animato reale che ha raccontato la loro commovente storia.

Al Mondiale le giapponesi hanno rischiato addirittura di non partecipare, perché il terremoto e lo tsunami che hanno colpito il paese a marzo hanno impedito loro di allenarsi per un mese, e poi non gli ha reso la vita facile anche quando l’attività è ripresa.

Infatti, queste ragazze, che non vivono tutte di calcio, dovendo fare altri lavori di giorno, potevano allenarsi solo di sera, ma non sempre è stato possibile a causa del razionamento dell’energia elettrica.

Le “Nadeshiko“, così vengono chiamate le ragazze della Nazionale di calcio nipponica, espressione con la quale si indica il garofano giapponese, ma che, al contempo, incarna la personificazione della donna ideale, portatrice di virtù quali: lealtà, saggezza ed umiltà, durante quel mondiale sono sempre scese in campo tenendo per mano uno striscione con la scritta “Grazie agli amici di tutto il mondo per l’aiuto”.

Partita dopo partita, collezionando vittorie, fino alla conquista della finale, vinta ai rigori con il risultato di 5-3, ai danni degli Stati Uniti.

Risultato che incornicia una prestazione encomiabile da parte delle nipponiche che hanno inscenato una partita a dir poco emozionante, degna davvero di essere annoverata al pari delle più memorabili performance di Mila, Nami e Yogina.

Dopo essere stato eclissato per anni da sumo, wrestling e baseball, attualmente, in casa Japan, il calcio è ritornato ad essere seguito con una certa partecipata passione, acquistando, così, la medesima comprovata popolarità che riscontra negli altri paesi del mondo, anche e soprattutto per merito delle Nadeshiko.

Le ragazze del calcio giapponese hanno sovvertito le regole, dimostrando diversamente il loro spirito guerriero, non potendo essere samurai, ruolo riservato esclusivamente ai maschi.

Un proverbio giapponese dice: “Se cadi sette volte, rialzati per otto”.

Ed è il principio sul quale, senza alcun dubbio, si ancora l’anima delle Nadeshiko.

In virtù di ciò, la Napoli Carpisa Yamamay ha di che gioire, alla luce dell’imminente possibilità di schierare una “samurai” in campo.

Luciana Esposito

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