Il Napoli è stato colpito ma non a morte. Se vorrá, se troverá in sè, nel gruppo affiatato e deciso, la forza che spesso ha mostrato sul campo, potrá rispondere immediatamente alla sentenza demenziale e antisportiva emessa da un tribunale che ormai ha perduto l’equilibrio necessario per applicare con serenità quella che da sempre chiamo la Giustizia Ingiusta ma necessaria. Non si discute la responsabilitá oggettiva – liberata nel tempo di eccessi ferali – che tiene faticosamente in vita un mondo del calcio quotidianamente aggredito dagli imbroglioni; non si entra neppure nel merito della colpevolezza di Cannavaro e Grava – peraltro negata dal Napoli; quello che vado gridando da tempo è l’antisportiva decisione di emettere sentenze autolesioniste e antisportive in corso d’opera, nel vivo di un campionato che giá ha subito la progressiva inettitudine delle sue istituzioni di controllo, tacitate con esborsi di denaro dalle tv private che ne hanno stravolto la regolaritá nei tempi e nei modi. In questo caso, in particolare, si è operato non solo contro il Napoli ma contro l’organizzazione calcistica affidata a menti deboli e confuse. Le emozioni non si interrompono – diceva un fortunato slogan – ma soprattutto non si mina la regolarità di un campionato togliendo di mezzo una delle sue protagoniste, non importa se impegnata a inseguire lo scudetto o la salvezza. Il Napoli, una volta affrontata l’iniqua sentenza con la ferma certezza di esser nel giusto, ha adottato la linea che ho da tempo indicato forte di antica esperienza: c’è stato tempo per processare Gianello, Cannavaro e Grava; c’è stato tempo per sanzionare prima o dopo il campionato comportamenti di oltre due anni fa. Avere invece emesso la sentenza, con la squalifica di giocatori della rosa e la sottrazione di due punti alla squadra, è come avere commesso un furto. Da giudici competenti, saggi e guarda caso sportivi ci si aspettava equilibrio e buonsenso, doti evidentemente esaurite nel mondo federale. Tocca ora ai successivi gradi di giustizia ristabilire la regolaritá del campionato, gravemente minacciata. In caso contrario, sapremo che d’ora in avanti lo sport più popolare d’Italia e gli sforzi di imprenditori generosi saranno regolati da leggi degne dei pionieri del Far West. A gennaio si elegge il presidente della Federcalcio. Se le cose resteranno così, ribadisco la necessitá di un commissariamento.
Fonte: ilroma.net