L’incubo 2. La non vendetta.

Tre sere fa un incubo. Tre sere dopo, un altro incubo. Comincio a pensare che il nuovo regista dei cinepanettoni sia Dario Argento. Altrimenti non si spiega quello a cui ho dovuto assistere in tre maledetti giorni. Tre  incredibili giorni in cui si è dormito poco, si è evitato di riguardare la sintesi della domenica sera, si è aspettata una sentenza già scritta da qualcuno che di giustizia non ne vuole sapere molto. Tre giorni in cui non abbiamo pensato molto alla partita contro gli scartini del Bologna, perché di questo s’è trattato, ma abbiamo pensato soprattutto a cercare le parole più adatte per insultare il veronese che ha infangato la maglia azzurra, e ad inventare nomi per il mercato: Benatia, Armero, Bocchetti, Granquist e chi più ne ha più ne metta. Addirittura una teoria catastrofista rivedeva il ritorno di Santacroce. Altro che Maya!

Tre giorni da incubo. E adesso ci aspettano… altri tre giorni da incubo.

Coppa Italia. O dentro o fuori. Di mercoledì sera. Quindi prima si lavora, poi si corre per andare allo stadio. Arriviamo ai campetti di via Terracina per parcheggiare l’auto  e ormai la solita battuta: “Mettila bene che poi non mi resta posto per gli altri”. Chiaramente siamo soli. Ci lodano per la costanza. Uno scambio di battute sulla figlia bianca di Balotelli, due bestemmie sulla sentenza Cannavaro-Grava, due paroline non buone sul Matador che pensa a cercare solo eurogoal quando a me basterebbe metterla dentro anche per caso e di culo, due imprecazioni anche su Konè che invece l’eurogoal l’ha ingarrato. E non sarebbero state le ultime.

Arriviamo ai tornelli e continuiamo a essere soli. Saliamo gli scalini che portano alle gradinate e continuiamo a essere avvolti da un silenzio, seguiti solo da un padre con una bimbetta emozionata. E’ vero che il San Paolo per noi è un tempio, ma sembrava di entrare ad una messa. E più o meno quella è stata. ‘Na messa e malaparol’ per 90 minuti. Più quei maledetti 4 di recupero.

Saliamo le gradinate e abbiamo la conferma di essere soli. In tutta la curva saremo stati non più di 20 persone. Io mi stendo sui sediolini e mi rilasso. Prima il lavoro, poi il relax. E farlo al San Paolo è bellissimo. Tanto che qualcuno sogna la propria casetta in cima alla curva. Apri la finestra e il tuo giardino è l’erba del San Paolo. Ad agosto sarebbe stata la tua spiaggia privata, viste le condizioni del campo. Ma dopo la partita di ieri avremo rivissuto l’incubo in eterno. E allora mi tengo la mia casetta col mare di fronte. Che alla fine il mare ti regala sempre la pace.

Piano piano arrivano gli altri. Pochi. Ma buoni. E chiaramente il pre-partita s’incentra sulla squalifica e i punti di penalizzazione. Siamo tutti d’accordo sull’ingiustizia subìta, ma siamo tutti d’accordo anche sul fatto che non ci aspettavamo una sentenza diversa. E la sentenza è lì, un’amica ce la porta. Io la leggo. La studio. E capisco che è una sentenza che non ha nulla a che vedere con giudici, giustizia, tribunali e cose del genere. Gianello riesce a dare cinque versioni diverse e incredibilmente viene creduta quella che tira dentro solo Cannavaro e Grava. Ad un pentito di mafia che avesse dato cinque versioni diverse, gli avrebbero dato un’aggravante dichiarandolo inattendibile e rinunciando alla possibilità di catturare altri mafiosi. In questo caso, un’omessa denuncia di un fatto che non è accaduto raccontato da una persona per lo meno confusa costa sei mesi di squalifica e due punti di penalizzazione. Eliminateci pure dalla Coppa Italia e siamo tutti più contenti. Appunto.

Ovvio che ognuno di noi ha citato il proprio amico juventino che pretende paralleli con il loro agnello sacrificale in panchina. Inutile elencare tutte le differenze e dire che  i loro Bonucci e Pepe, sempre per omessa denuncia, non hanno scontato neanche un giorno a casa. E pensiamo che dopo la Conte Cam, potrebbe esserci una Cannavaro Cam o una Grava Cam. Magari a casa loro tipo Grande Fratello con Grava ripreso in mutande tutto il giorno. Meglio riderci su. Neanche l’infortunio di Chiellini ci risolleva il morale.

Poco prima del fischio d’inizio, salutiamo anche un ritorno storico in curva. Dopo 20 anni decide di ricominciare e testare il suo povero cuore in una partita meno  “sentita”. Salvo poi avvertire che se si siede e si assenta possiamo stare tranquilli. E’ solo ‘nu poc’e tachicardia.

Striscione Curva B

La partita comincia tra cori d’amore per il portiere di Bovolone, frasi di stima per la Lega e pensieri romantici su Verona. E comincia in discesa dopo il goal di Cavani. O almeno così sembrava. Poi l’incubo è ritornato. E questa volta non mi è neanche sembrato il Barcellona. Era proprio il Bologna. La seconda squadra del Bologna. Noi invece il Poggibonsi.

E allora siamo costretti ad assistere a scene impietose di Donadel che cerca di battere velocemente una punizione, perdendo continuamente il pallone come i bambini che non sanno fermare una palla, con il risultato di aver perso ancora più tempo. Dobbiamo vedere Dossena regalare cross ai distinti e riprovarci regalandone uno al centrocampo. Dobbiamo guardare Pandev prendere un palo a porta vuota. Palo. Porta vuota. E lì mi sono giocata tutti i regali di Babbo Natale. Abbiamo dovuto ammirare il sostituto di Cannavaro, Fernandez, in performances degne di una serie C. E, vi giuro, al contrario di Gianello ho dei testimoni, ho rimpianto Giubilato. Non Cannavaro. Giubilato. Ma abbiamo anche apprezzato lo schema del Bologna sui calci d’angolo.Tutti ammucchiati in ordine sparso sul primo palo, denominato in curva “Schema Festa di Scuola Media”, o tutti in fila, ma sempre molto vicini, denominato invece “ ‘O Schema da’ Cumana”.

Insomma, ad un certo punto, abbiamo optato per la modalità “ridi che ti passa”. Ma non è passata. Abbiamo sperato di vincerla nei minuti di recupero, anche per risparmiarci un’altra mezz’ora di gelo. Ma non c’è stato né l’uno né l’altro. L’abbiamo persa con il solito Konè che diventa Messi e restiamo gelati lo stesso.

Adesso a Siena ci voglio andare solo io e chissà se alla fine riesca pure ad andarci. Continuo a pensare che è proprio adesso che bisogna stringersi. Ieri lo stadio era vuoto e così sarà fino alla big di turno. Ecco perché andare a Siena è importante.

 

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