Dopo una gara come quella di ieri, poi, è palese che la pressione di questi giorni, la necessità di far risultato, le sorti del match sbloccate solo nei minuti finali, hanno giocato un ruolo fondamentale sotto l’aspetto psicologico, pertanto al tecnico si possono concedere le attenuanti di uno “scarico” emotivo necessario, a concludere un anno vissuto intensamente, forse anche troppo. La voglia di scappare, di evadere dal mondo delle telecamere e delle domande pungenti hanno spinto Mazzarri a cercare la pace e quel volo che lo avrebbe portato già a casa, nella tranquillità della sua famiglia, nei gesti quotidiani capaci di placare le tensioni, di mettere ai box la macchina e concedere al motore di raffreddarsi, in vista di un Gennaio che si prospetta già ricco di elettricità.
Emblematico poi è stato il gesto di Maggio, che dopo il gol è corso ad abbracciare il tecnico, in un evidente stato di “trance sportiva“, necessaria a tenere alta la concentrazione di un gruppo che trasudava paure, consapevolezza di poter crollare mentalmente e concedere i fianchi agli avversari. Christian ha chiuso in un abbraccio lo sforzo del tecnico, lo ha voluto come principale obiettivo del suo affetto, evidentemente resosi conto che Mazzarri ha dato e sta dando a questa squadra le proiezioni e gli equilibri mentali che gli appartengono, esponendosi ad uno stress eccessivo che, ad un certo punto, avrebbe bisogno di una pausa, uno stop lontano dalle luci della ribalta. Prendiamola così, non ci affanniamo a cercare risposte che non avrebbero ragione di essere, mettiamoci per una volta nei panni di un allenatore di una squadra urlata, criticata e vissuta come quella partenopea, passando da un periodo difficile come quello appena trascorso, facendo da ombrello quando piovono critiche e da paracadute quando si tratta di planare le eccessive esaltazioni del gruppo.
Articolo modificato 23 Dic 2012 - 12:31