A Siena contavano solo ed unicamente i tre punti e il Napoli è riuscito ad ottenerli. La vittoria in terra toscana, però, non può e non deve servire a nascondere le difficoltà che la squadra azzurra sta attraversando in quest’ultimo periodo. Infatti sarebbe delittuoso pensare che le reti in extremis di Maggio e Cavani da sole abbiano fatto tornare come per magia il “vecchio Napoli”. Contro la Roma, tra una dozzina di giorni, ci sarà bisogno di una prestazione completamente diversa: i ragazzi di Zdenek Zeman vivono un momento d’oro e dopo aver preso a sberle un Milan che sembrava in grande condizione, iniziano a respirare aria di altissima classifica.
I TIFOSI E IL PIRATA- Ciò che tutti i tifosi partenopei si augurano è che quello del Napoli sia stato un semplice black out, perché la parola “crisi” fa troppa paura. Ad ogni modo chi segue e sostiene gli uomini di Walter Mazzarri, al San Paolo e in trasferta, non ha affatto digerito la doppia umiliante batosta contro il Bologna (che sabato puntualmente ha perso al Dall’Ara contro il Parma…). Alcuni sostenitori partenopei presenti allo stadio Franchi di Siena, come sappiamo, hanno esposto uno striscione che invitava i giocatori partenopei ad onorare sempre la maglia. A fine partita, con i tre punti in tasca, Morgan De Sanctis si è diretto sotto il settore ospiti (proprio dove campeggiava il suddetto striscione) per ricordare con orgoglio a tutti che lui e tutti i suoi compagni la casacca azzurra l’hanno sempre onorata e sudata.
LA COCCARDA CALPESTATA- Il confronto è stato onesto: acceso ma civile, come si usa tra persone che si vogliono bene. Ma probabilmente il “pirata” De Sanctis (grande atleta e grande uomo) ha avuto una reazione puramente istintiva e non ha capito fino in fondo a cosa si riferisse quello striscione. Crediamo, infatti, che ciò che più ha infastidito il popolo partenopeo non sia stato tanto il mini-periodo di crisi, ma più in particolare il folle “suicidio” nella gara di Coppa Italia contro i rossoblu di Pioli. La verità è che il Napoli ha letteralmente buttato via la possibilità di bissare la vittoria della Tim Cup e l’ha fatto perdendo da campione in carica contro una compagine (già modesta normalmente) rimpinzata per l’occasione di panchinari e addirittura di ragazzini della “primavera”.
La coppa nazionale vinta l’anno scorso rappresenta un simbolo per il popolo calcistico partenopeo: l’apice, il punto più alto di una rinascita dopo quasi tre lustri di vergogne e umiliazioni. Questo simbolo mercoledì scorso non è stato onorato. Ciò che il nostro Morgan deve sforzarsi di capire è che raramente si vede passare un trofeo dalle nostre parti e dovrebbe mettersi nei panni dei tifosi (anche di quelli che il 22 dicembre hanno macinato molti chilometri per assistere ad uno spettacolo indecoroso in uno stadiaccio di Serie B) e comprenderne la loro amarezza perché a quella coccarda tricolore si erano particolarmente affezionati…
Marco Soffitto