365 giorni di passione azzurra, quando il tifo fa la differenza

tifosinapoliDa sempre il Napoli è sinonimo di una piazza calda, esigente ma capace di dare tanto, forse tutto ai propri beniamini, con una tifoseria davvero invidiata dal mondo sportivo per la capacità e la passione che la lega alla propria squadra del cuore, superando insieme momenti difficili, amarezze, delusioni e festeggiando come nessuno successi e traguardi raggiunti. Il calcio non è solo uno sport sotto l’ombra del Vesuvio ma una rivalsa storica e sociale contro anni di soprusi da parte di chi vedeva e vede il Sud Italia ancora come la parte più arretrata del nostro Bel Paese ed il Napoli come una squadra provinciale. Non è più così: il club, i supporter e la squadra stessa sono maturati insieme in questi anni di sacrifici e soddisfazioni, costruendo la maggior parte dei propri bei momenti sempre al fianco l’uno dell’altro. Anche nel 2012 i sostenitori azzurri non si sono risparmiati in quanto affetto e presenza, sia al San Paolo che in traferta, dove hanno sempre preso d’assalto gli stadi avversari, Europa compresa. Il tutto esaurito di Napoli-Chelsea, quello della gara interna contro il Milan ed ancor più all’Olimpico di Roma per la finale di Coppa Italia contro la Juventus sono ricordi che rimarranno indelebili negli occhi  e nella mente degli appassionati che non si fermano davanti a nulla, nè crisi di risultati, nè addii di giocatori simbolo per i partenopei, nè condizioni climatiche davvero critiche. Quando c’è da alzare la voce però, sicuramente non ci si tira indietro: dal rispetto per gli ultras al monito per vincere la Coppa Italia, come “Sul tuo petto la mia toppa, onora la città e vinci la coppa”, o ancora lo spone a dare di più come avvenuto al termine dell’ultima gara di campionato dell’anno solare contro il Siena, dove i supporter in trasferta hanno avuto un duro scambio di vedute con il portiere azzurro Morgan De Sanctis a seguito di uno striscione esposto in curva che li intimava ad onorare sempre la maglia. Fa tutto parte del gioco, ancor più quando si ha la consapevolezza che le vittorie e le rimonte più importanti sono proprio giunte al fianco dei propri tifosi i quali credono costantemente nella propria squadra, non mollando mai la presa. Anche quando il gioco si fa duro, sono loro a risalire per primi la china: nel momento dell’addio di Lavezzi hanno ringraziato sì il giocatore ma ribadendo il loro attaccamento prima alla maglia azzurra e poi verso chi la indossa, hanno contestato con fermezza la decisione della Commissione Disciplinare riguardo la squalifica di Grava e Cannavaro andando persino sotto casa del capitano napoletano dopo la sfortunata gara di Coppa Italia contro il Bologna che ha sancito l’eliminazione dei partenopei dalla competizione, consegnandogli uno striscione di solidarietà. Come non menzionare poi, le trasferte europee: più belle e suggestive sicuramente quelle della Champions, meritevoli ancor più di nota le ultime di Europa League in Svezia ed Ucraina dove i sostenitori hanno sfidato freddo, neve, gelo ed un clima sportivo molto ostile pur di palesare ancora una volta la propria presenza. Quello tra Napoli ed i propri tifosi è un legame che si è consolidato ancor più quest’anno, che ha visto tanti alti e bassi dal mancato piazzamento Champions in campionato, all’avventura in Europa League con le brutte sconfitte esterne, fino al calo di risultati dell’ultimo periodo. Niente paura però: la sofferenza calcistica è ormai insita nel dna dei tifosi sotto l’ombra del Vesuvio che non si lasciano cerco demotivare da qualche ko inaspettato, ribadendo in ogni occasione in giro per l’Italia e per il mondo la loro unica ed indissolubile fede, quella partenopea.

Alessia Bartiromo

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