Quando il Pescara vinse sul campo della Sampdoria lo scorso 20 maggio per 3-1, conquistando la massima categoria che mancava da ben 19 anni, gli elogi piovvero in massa su Zeman e il suo gruppo di ragazzini terribili. Mentre il boemo fece ritorno sulla panchina della Roma, salutato come l’unico salvatore possibile di un progetto americano intaccato dalla gestione altalenante di Luis Enrique, i tasselli più importanti degli abruzzesi rientrarono dal prestito nelle compagini di appartenenza. Tra questi, il talentuoso Lorenzo Insigne, coccolato, istruito e sbocciato proprio grazie al mister nativo di Praga, forte di una precedente parentesi dei due in quel di Foggia. L’attaccante sarà eternamente grato al club del Delfino, ma il richiamo dell’azzurro Napoli era troppo forte per essere nuovamente rimandato; un colore che sembra fatto apposta per il mirabolante scugnizzo di Frattamaggiore. Anche la numerologia, inoltre, ha il suo perché: nello stesso giorno in cui si verificò l’exploit sulla sponda blucerchiata di Genova, i partenopei conquistarono la quarta Coppa Italia della loro storia. Attimi di successo destinati ad incrociarsi.
Strabiliati dalle prodezze del classe ’91, i tifosi napoletani fremevano all’idea di poter vedere tanta qualità nel vuoto (per molti ancora incolmabile) lasciato da Ezequiel Lavezzi. Sarà per i tatuaggi, il sorriso smagliante, l’altezza (o bassezza, dipende dai punti di vista), ma Insigne si differenzia fin da subito dall’argentino mostrando un atteggiamento professionale e mai sopra le righe. Un ragazzo con dei valori, soprattutto familiari, che non desidera altro che giocare con la maglia della sua squadra del cuore. Durate il ritiro estivo, Lorenzo riceve i primi attestati di stima relativi alla tecnica e alla personalità, dote fondamentale se si vuole reggere le pressioni di una piazza esigente come quella di Napoli. Mazzarri stravede per il ragazzo, ma ci sono delle gerarchie da rispettare. Tra l’altro, caricare di eccessive responsabilità un ragazzo che non ha ancora debuttato in Serie A potrebbe essere deleterio per la sua crescita. Considerazione che il Giudice sportivo non valuta, costringendo il tecnico di San Vincenzo a schierarlo dal primo minuto nella trasferta di Palermo, che inaugura il campionato 2012/13, a causa della pesante squalifica inflitta a Pandev conseguente agli sviluppi discutibili della finale di Supercoppa di Pechino. Un battesimo che si rivelerà positivo.
Prestazione dopo prestazione, sia da titolare che a partita in corso, il consenso nei confronti di Insigne aumenta a dismisura. Colpi di classe, assist illuminanti, dribbling efficaci e gol, come quello al Milan che, per un ventunenne, può rappresentare il sogno di una vita. Tutto perfetto? No, poiché Insigne è solo agli inizi della propria carriera e dovrà dare seguito alla voglia di miglioramento del suo enorme potenziale, dotato, inevitabilmente, di qualche angolo ancora da smussare. A una tale perseveranza andrà sempre abbinata la capacità di osare senza alcun timore reverenziale (vero, Cavani?). Perché prima si è parlato di gerarchie; ma la maturazione definitiva di un gioiello così puro non può affatto aspettare.
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