1988. Il Camerun vince la sua seconda Coppa d’Africa consecutiva. Roger Milla è il capocannoniere della competizione e, dopo quel trionfo, decide di organizzare una partita d’addio. È il momento di mettere fine a quella sua memorabile carriera.
1990. Campionati Mondiali in Italia. Il Camerun c’è, e Roger Milla pure. Il leone indomabile ci ha ripensato; parte sempre dalla panchina, ma in quei minuti in cui tocca l’erba del campo trasforma le partite. Il Camerun è la prima squadra africana nella storia ad arrivare agli ottavi di finale. Li vince, Milla segna ancora. E va a danzare insieme alla bandierina, proprio lì, nell’angolo destro sotto la curva B del San Paolo: la Makossa diventa mondiale. Quarti: Camerun – Inghilterra. Il San Paolo ospita uno scontro epico. Roger Milla trascina ancora i suoi leoni, procurandosi un rigore e servendo l’assist decisivo. Camerun in vantaggio per 2-1 a sei minuti dalla fine. Ma due rigori concessi agli inglesi ribaltano il risultato. Il sogno nero finisce ai quarti di finale. Negli spogliatoi, Milla risponde sorpreso alle domande dei giornalisti italiani: “Un altro mondiale? No, non scherziamo, ho 38 anni, la mia carriera finisce qui”. Il suo sorriso sulle labbra, però, tradisce insicurezza.
Usa 1994. Campionati Mondiali di calcio. Il Camerun c’è, e Roger Milla ancora. Sì, è vero. È proprio lui. Ed è proprio lui a segnare il gol dei leoni indomabili, nel 6-1 subito contro la Russia. Il Camerun uscirà, ma Roger Milla entrerà nella storia del calcio di tutti i tempi come giocatore più anziano ad aver segnato nella competizione, e come giocatore più anziano ad essere sceso in campo. Ancora oggi nessuno è riuscito ad avvicinarsi nemmeno ai suoi numeri.
Roger Milla aveva il vizio di ripensarci. E lo fece, incredibilmente, anche a 42 anni. Tornò a giocare in patria, per vincere quella Coppa del Camerun che ancora gli mancava. Poi prese il volo verso l’Indonesia, dove mise a segno 23 reti in 23 partite col Pelita Jaia. Lì, dopo tre partite d’addio, dopo mondiali a cui mai avremmo dovuto vederlo e s’era visto, dopo ripensamenti, dubbi, rimpianti, dopo record ancora imbattuti, dopo danze storiche, dopo sorrisi amari, dopo gioie inaspettate e colpi di scena, proprio lì si consumò l’ultimo coup the théatre di Roger Milla. Ritiro, e questa volta senza ripensamenti.
Roger Milla ci ha insegnato che anche nel calcio si consumano storie che parlano di anima, e non solo di competizione. Roger Milla è uno di quelli che si è divertito da matti con un pallone tra i piedi, che sorrideva mentre giocava, che faceva capriole e che ballava coi compagni. Per questo, guardando a oggi, Roger Milla ci manca ancora di più.
Raffaele Nappi
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