Ne è passato di tempo dai primi video; l’orgoglio del padre, i commenti su youtube alle sue prodezze: giocate fantastiche, ai limiti dell’impossibile, in campo, contro ragazzi più grandi sia per età che per stazza… Palleggi acrobatici ed infiniti con qualsiasi oggetto che ricordi le forme di un pallone: dalle palline da tennis alle arance.
Stiamo parlando di Piero Lenti; il talentino di Taranto sbocciato a Carosino, alla scuola calcio di Dellisanti. Ci sono alcune Regioni che, per qualche motivo particolare, riescono a sfornare talenti cristallini: dal “Pibe di Bari”, il Cassano Nazionale, al “Pibe di Taranto” la distanza è breve; da sponda a sponda, una sull’Adriatico, l’altra affacciata sullo Ionio; dal punto di vista caratteriale, invece, si passa dal giorno alla notte: Cassano, personaggio controverso e affermato, nella sua vita ha fatto molto parlare di sé; non solo per le giocate ardite, a tratti folli (ma per questo stupende) ma anche per quel tipo di follie che agli allenatori e alle società proprio non piacciano: lunatico, pigro, molto spesso grezzo come un diamante che cerca sempre di farsi male da solo.
Piero, al contrario, è un ragazzino con un futuro davanti che ha appena iniziato il suo percorso di vita spostandosi con la famiglia in Toscana, perché chiamato ad entrare nel settore giovanile della Fiorentina; una società che, secondo il padre di Piero (figura giustamente molto presente nella vita del ragazzo; padre e suo primo tifoso), gli offrirà quelle cure e quella tranquillità necessaria per poter crescere oltre che calcisticamente anche umanamente.
Ed è il fattore caratteriale l’aspetto più interessante: è un ragazzo con dei valori che apprezza Messi, non solo per ciò che attira la maggior parte degli appassionati di calcio, vale a dire l’indiscusso genio dell’argentino, ma anche per il valore umano dell’uomo Messi; infatti rappresenta un prototipo di calciatore atipico.. Lontano dai riflettori, un profilo basso e un grande spirito di sacrificio.
Qui di seguito vi proponiamo un’intervista in esclusiva; una serie di domande poste al padre di Piero e, a margine, alcuni video dalla rete che ritraggono il “Pibe di Taranto”:
INTERVISTA A FRANCESCO LENTI
Come si sente a seguire a stretto contatto sia la crescita di Piero come figlio che come calciatore? Quali sono le difficoltà, se ce sono state, che negli anni lei ha avuto? Come riesce a coniugare i due aspetti?
Quando penso a lui mi dà un immenso onore, soprattutto come figlio; seguendolo nel suo percorso di crescita dal punto di vista calcistico mi diverto e mi entusiasmo come un ragazzino. Negli anni Piero non ha avuto nessuna difficoltà per quanto riguarda noi, da parte mia e di mia moglie, c’è voluto solo il coraggio di rischiare realizzando una parte del sogno di Piero.. noi ci proviamo. Per ora riesco a coniugare bene i due aspetti: al campo sono un tifoso a casa sono il Padre che cerca di insegnargli i valori che servono nella vita
Quando si è reso conto che Piero era un fenomeno? Lo avete seguito sin da subito indirizzandolo al calcio oppure è stato un processo graduale?
Ci siamo accorti del suo talento sin da quando ha incominciato a calcare il terreno di gioco a quattro anni e giocava con quelli di sei. Al calcio Piero è, però, arrivato in maniera graduale.
Quante offerte ha ricevuto? Quali squadre hanno seguito da vicino il percorso di crescita di Piero? Quali invece, negli ultimi anni, prima che voi accettaste la Fiorentina, si sono fatte avanti? Come mai, alla fine, avete deciso di trasferirvi in Toscana?
Ho ricevuto tantissime offerte e continuo a riceverne ma preferisco parlare solamente di due squadre: il Calcio Club Dellisanti a San Giorgio Jonico e la Fiorentina. Il resto non conta; contano le persone che hanno creduto in lui e lo hanno incitato.. Il resto sono cifre.
Negli ultimi anni, prima di accettare la Fiorentina, ho ricevuto molteplici richieste ma non posso scendere nei particolari per una serie di motivi; posso solo accennare al fatto che sono stato avvicinato, sia direttamente che indirettamente, da nove squadre italiane di primo livello e tre straniere dalla Spagna e dall’Inghilterra.. Ecco, se potessi scegliere, andrei all’estero.
Abbiamo deciso di trasferirci a Firenze perché è stupenda e, inoltre, è stata una scelta di Piero. I dirigenti sono stati davvero bravi; persone professioniste che curano i ragazzi a 360 gradi.
Per Piero è stato difficile ambientarsi in una nuova città? Lei, come genitore, quali difficoltà ha avuto con il cambio di residenza?
No, non è stato per nulla difficile; anche se, da buon Tarantino, gli manca tanto il mare; dovete pensare che lui, arrivata la stagione estiva, vorrebbe subito tornare e restare a Taranto almeno due mesi. Del resto non è stato difficile anche perché lui si ambienta subito; ha il carattere forte e tanta voglia di crescere quindi si è reso conto che, per farlo, era necessario allontanarsi da Taranto in quanto mancano le strutture.
Per noi, invece, complessivamente, non è stato facile ma lo rifarei ancora: non ho paura! Ma ho avuto la fortuna di trovare una donna fantastica che mi permette di fare tutto ciò; non so quante donne avrebbero fatto i suoi sacrifici. Per le donne non è facile lasciare il Paese, la casa, costruita all’estero con anni di sacrificio, per lanciarsi in un’avventura lunga e incerta (si riferisce al fatto che Piero è nato in Germania, a Schwelm, e, solo dopo che il ragazzo ha compiuto due anni, si sono trasferiti in Italia)
Nel futuro quale percorso vorrebbe per suo figlio? Qui in Italia o nei club stranieri? Quale campionato crede possa maggiormente valorizzare il talento di Piero?
Vorrei che proseguisse negli studi e che si realizzasse nel calcio..Diciamo che sia io che lui abbiamo le stesse idee; lui per il calcio sogna l’estero. Il calcio italiano ha perso qualcosa e, inoltre, non si valorizzano tanto i giovani; solo alcune società credono nella crescita dei ragazzi di talento. In Spagna se sei bravo giochi, se sei un fenomeno esordisci a sedici anni: è la realtà, purtroppo, e per questo sarebbe un sogno andare all’estero ma, se in Italia dovesse cambiare qualcosa (cosa difficile), allora orienterei le mie aspettative verso una grande piazza italiana.
In virtù di quanto appena detto ritengo che il campionato spagnolo sia quello che lo valorizzerebbe di più: in quel contesto vengono lanciati i ragazzi con i piedi buoni; non si guarda alla stazza. A calcio si gioca con i piedi, altrimenti si cambia sport.. Io la penso cosi!
Quali sono gli idoli di Piero calcisticamente parlando e quali interessi coltiva al di fuori del calcio?
A lui piace Maradona; vede i video e le sue prodezze, ma il suo vero idolo è Ronaldinho. Per il resto non guarda molto i giocatori attuali
Piero è un grandissimo talento; lo testimonia il percorso di crescita, l’approdo ad una grande squadra come la Fiorentina.. Una consapevolezza che può montare la testa. Come lo seguite? Quali i valori fondamentali per tenerlo con i piedi ben saldi a terra?
Lui è umile; chi lo conosce lo sa, ma la sua fortuna è che ha un’intelligenza incredibile. E’ responsabile ed è molto maturo; per questo non dobbiamo stargli troppo dietro: lui riesce a gestirsi al meglio. In linea di massima con lui cerchiamo sempre di parlare d’altro; aspetti che riguardano lo svago come i balli della tradizione hip-hop, in cui lui è molto bravo. Di calcio si parla solo quando rivediamo i suoi video: ama rivedersi per capire dove ha sbagliato e dove deve imparare per migliorarsi
Il mondo del calcio, in questa fase storica, ci sta offrendo degli esempi molto negativi. Lei come genitore di una giovane promessa come guarda ai fatti di cronaca?
Non ne parliamo molto: io cerco di evitare certi discorsi ma, per il resto, gli apro gli occhi su quanto sia triste buttare via tutto per la superficialità, sprecare il proprio talento come hanno fatto calciatori del passato. Il calcio deve sempre essere visto come gioia e allegria. Basta che Piero rimanga umile poi, si sa, un ragazzino di undici anni pensa anche a certe cose che noi non possiamo dargli; magari, se diventa un calciatore, potrà esaudire qualche sogno che ha…
La società partenopea vi ha mai contattato? A Piero piacerebbe, in futuro, vestire i colori azzurri?
No mai; una delle poche che non ci ha contattato.
Piero sarebbe molto felice di vestire la maglia del Napoli ma, in particolare, di azzurro, sogna i colori della Nazionale. Anche se, in virtù del doppio passaporto, potrebbe scegliere la Nazionale tedesca ma lui si sente molto italiano; fiero della storia del nostro Paese
Intervista di Gianmarco Cerotto- Esclusiva SpazioNapoli
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