Il Napoli è storicamente celebre per il suo incipit d’anno venturo perennemente sopra le righe. Nel bene e nel male. I tifosi sono in allerta, sperando che il giocattolo azzurro abbia oltrepassato integro il ponte del 31 dicembre. Addirittura, nei tempi vincenti che furono, l’attesa dell’Epifania era una tortura. Perchè la Befana, puntualmente, castigava i napoletani con cipolle e carboni. Se poi il 6 gennaio si doveva incontrare una delle milanesi, nessuno acquistava il calendario nuovo. Purtroppo la batosta era scritta nel destino.
Da qualche anno le fobie d’Epifania si sono ammansite. Ma l’indole bizzarra del Napoli non è certo cambiata. Pensiamo alla stagione scorsa. Nella prima del 2012 gli azzurri strapazzano il Palermo a domicilio, nella serata della perla di Cavani applaudita da tutti i suoi ex tifosi. Beh, un ottimo inizio, soprattutto dopo le ultime gocce di 2011 tutt’altro che potabili (la Roma aveva sbancato il San Paolo). Le paure celate dietro la sosta sparite tra le stelle della magica notte del Barbera. Girone di ritorno in discesa? Niente affatto. I partenopei piombano in un’improvvisa bulimia di risultati (quattro pareggi e una sconfitta nella Genova rossoblù) da cui riescono a venire fuori solo intorno alla metà di febbraio con la vittoria 2-0 sul Chievo a Fuorigrotta. Non sempre il 6 gennaio è il vero giro di boa. Può accadere che da una Befana ricca di cioccolata e caramelle scaturisca un gennaio ipoglicemico.
Due anni fa, curiosamente, il percorso ha invertito le tappe. Forse è quella la mappa da seguire. Al casello del 2011, malgrado gli scongiuri dei napoletani, c’era la Madonnina ad attenderci. Quella nerazzurra. E il pedaggio è stato “celestiale”: 3-1 a San Siro, rinascita dell’Inter e il neo-arrivato Leonardo portato in trionfo. Un fastidioso dejà vu. In quello stadio, qualche anno prima e nella stessa decade di gennaio, era scoppiato il fenomeno Pato, il 17enne venuto dal Brasile che non poteva disegnare il suo primo cuoricino se non contro il Napoli. Tornando a 24 mesi fa la mazzata sulle ambizioni azzurre, supportata dalle linguacce della cabala, poteva essere devastante. Invece, appena tre giorni dopo, Cavani stritola la Juventus con una tripletta e dissolve tutti i presagi di sventura. Da allora cinque vittorie ed un solo pareggio, intervallate da un unico passo falso il 2 febbraio al Bentegodi contro il Chievo. Sbeffeggiata la tradizione negativa, benedetti per la prima volta nella storia i tre schiaffi ricevuti dagli amici milanesi.
In un modo o nell’altro, il Napoli formato post-vacanze è sempre incerto e claudicante. Il peggior ricordo risale alla stagione 2008/2009, quando gli azzurri spensero la luce a fine gennaio (0-3 interno contro la Roma) ed entrarono in una nube tossica di risultati. La prima boccata d’ossigeno solo tre mesi dopo, con Zalayeta che fulminava l’Inter. In generale è un periodo in cui i partenopei soffrono un calo fisico, che può avvenire a gennaio come a febbraio. Una squadra che fa di velocità e tecnica individuale le sue doti maggiori patisce le rigide temperature e i campi impraticabili. Una componente da non sottovalutare anche in chiave mercato: si potrebbero scegliere calciatori adatti ad un sistema di gioco meno spettacolare e più pragmatico (si pensi, ad esempio, centravanti di peso).
Ma non siamo i soli a pagare dazio, altre big devono fronteggiare le gelate invernali. Trovare una soluzione per limitare i danni è essenziale. Aspettando che qualcuno dall’alto faccia il suo dovere: il calendario attuale tutela solo gli interessi economici di tv private e sponsor, calpestando le esigenze dei tifosi e l’incolumità dei calciatori.