Può sembrare assurdo, ma accade a volte che essere fuori da qualcosa rechi un sollievo inspiegabile, restituendoci il fiato e allontanando spettri e incubi.
Ricordate la tensione del -2 dalla Juve, dello scontro diretto, dell’attesa febbrile che faceva male? Ricordate l’ossessione di un traguardo che ci toglieva il respiro, il tremore davanti ad ogni palla, quei novanta minuti che sfidavano la fisica del tempo?
Oggi questi problemi sembrano essersi dissolti. L’anima si è raccolta in una dimensione meno pericolosa, più familiare alle coronarie. Riusciamo a capire quello che accade in campo, abbiamo la lucidità di capire che il pallone è sferico e il campo un rettangolo. Quando il sogno-incubo era acceso a spegnersi era il nostro cervello, il pallone era un ordigno e il campo l’universo.
Oggi siamo più sereni, anche se meno vivi, meno eccitabili, più tediosi. E’ la triste legge del baratto: perdo qualcosa per ricevere qualcosa. Alla fine si scopre che si raggiunge il punto d’equilibrio, che tra la rinuncia e la conquista esiste un legame, un salvacondotto per la salvezza.
Non che preferisca il momento attuale all’Ottobre magnifico delle apoteosi scudettabili, ma ritengo che oggi abbiamo acquistato una serenità e una lucidità che prima avevamo violentato assuefatti alla cocaina del primato.
Ora siamo rientrati dal delirio pericoloso, abbiamo costeggiato l’orlo della follia redentrice per ripiegare in un più mite entusiasmo. Oggi noi tifosi rimpiangiamo quei giorni di confusione cerebrale, e nello stesso momento sorridiamo alla ritrovata pace dei sensi calcistica.
Carlo Lettera
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