Il mercato viaggia senza mai fermarsi. Sotto le maglie dell’informazione si intrecciano trattative e destini futuribili, attimi di confronto e coscienza su investimenti onerosi a prescindere, a causa di questa crisi che incalza incurante delle già preoccupanti macerie alla base del contesto italico. Le idee, manco a dirlo, latitano; così ci si aggrappa all’umore, ai mugugni, alle garanzie emotive che una piazza diversa può offrire al diretto interessato. Nel solco di questa strategia, involontaria ma non troppo, si è fiondato il Palermo per accaparrarsi le prestazioni dei partenopei Aronica e Dossena (mentre Rosati sonnecchia nelle retrovie). Un rapporto proficuo tra le due società del Mezzogiorno in continuo divenire da parecchi anni, con l’apice raggiunto quando il Matador sposò la causa azzurra con tutto se stesso. Le rotaie della tratta in questione stridono verso nuovi lidi che non aspettano altro che essere raggiunti. Il viavai tecnico marcia spedito, intenzionato a cogliere lo spiraglio aperto da Zamparini qualche giorno fa all’interno dello sterminato catalogo delle possibilità: Ilicic e Hernandez al Napoli.
Occhio però, perché il patron rosanero è tormentato dallo spettro della retrocessione. La volontà generale, infatti, è quella di dare finalmente una svolta reprimendo la frenesia del “vendi e incassa”, realizzabile solo attraverso i cardini, o presunti tali, di un organico che ormai ha fatto della metamorfosi la sua più grande peculiarità. Evitando di citare l’inossidabile Miccoli, lo sguardo si posa sul Jojo sloveno classe ’88. Un centrocampista polivalente (esterno sinistro o destro di centrocampo, trequartista), abile nel dribbling così come nell’inquadrare la porta avversaria. Ciò che finora ha penalizzato la sua esplosione definitiva è l’indolenza mostrata in alcuni momenti chiave della stagione. Forse la sfiducia dell’ambiente, forse la mancanza di stimoli, Ilicic cala terribilmente quando dovrebbe essere lui a trascinare i propri compagni dai naufragi costanti degli ultimi campionati. Il suo agente si sta guardando intorno, poiché sa che converrebbe cambiare aria al fine di evitare un’ingiusta involuzione. E su questo punto, non c’è diktat di Zamparini che tenga.
Il sentiero che conduce a la Joya, invece, ha un fascino particolare, affiancato dalla prospettiva di un tandem tutto made in Uruguay da leccarsi i baffi. Hernandez possiede qualità incredibili per la sua età, che se fosse esaltata da una minore fragilità fisica riuscirebbe a consacrarlo tra i grandissimi nel giro di un amen. La suggestione cullata grazie alle parole sibilline della dirigenza palermitana consente di vedere un orizzonte, ancora una volta, nel nome della linea verde di spessore, perfetta per essere modellata e istruita tramite il contributo dei componenti più navigati. Finché non calerà il sipario sulle rispettive stagioni di Napoli e Palermo, bisognerà lavorare di fantasia. Esiti imponderabili, nel bene e nel male, muteranno le carte in tavola, aumentando la percentuale di rischio nella scelta di questa o quella strategia. Per non smarrire il senno, molto probabilmente torneranno utili alcuni proclami desiderosi di essere soddisfatti, incuneatisi di prepotenza nelle fredde logiche del business affinché non si comprometta il bene comune. In un oceano di incertezze multilivello, la guida inconsapevole di determinate richieste può rappresentare l’ancora su cui preservare il virtuosismo del passato recente.
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Articolo modificato 9 Gen 2013 - 11:34