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Strapagato, un bidone, revival di Carlo Sassi. Questi erano i pochi lusinghieri aggettivi che piovevano sul capo dell’uruguaiano appena poco tempo fa. Non si riusciva a determinare la ragione che aveva spinto Mazzarri a chiederlo con una certa insistenza e Bigon a prelevarlo con un non piccolo esborso. Scetticismo era la parola che sembrava connotare l’ex difensore felsineo.

Certo fino a poco tempo fa l’urugaiano non aveva pienamente convinto, ma nel suo caso spesso molti dimenticavano la storia che lo aveva coinvolto. E’ semplice giudicare, attraente è sparare giudizi senza saper andare oltre, senza cogliere le sottili questioni e le ragioni nascoste che determinano un uomo nella sua completezza di essere umano e, nel nostro caso, di calciatore.

Britos non aveva fatto nemmeno in tempo ad esordire in campionato l’anno scorso che vittima di un infortunio fastidiosissimo al piede era stato costretto a un lungo stop. Fuori dal giro, e in condizioni fisiche decisamente non buone era stato via via emarginato, lasciando posto ai vecchi della guardia che già sapevano di schemi e di tempi.

Quest’anno il buon Britos può finalmente esprimersi senza fastidi, nel pieno di una ritrovata condizione fisica e di una ritrovata considerazione da parte dell’allenatore che, per la verità, ed è giusto e onesto dirlo, non lo aveva mai abbandonato.

Oggi Britos guida con sicurezza la difesa azzurra, la seconda meno battuta del campionato, alle spalle del solo granitico fortino bianconero. Ma c’è una qualità che lo distingue, che, almeno personalmente, me lo fa molto apprezzare: è l’eleganza.

Britos è di un’eleganza mostruosa, secondo solo ad Hamsik. E’ una gioia per gli occhi vedere come muove il suo corpo nello spazio. Esce sempre a testa alta, imposta e non scalcia. Non è frenetico, e già questo rilassa i compagni e il cuore del tifoso perennemente in apnea ad ogni sortita avversaria oltre la nostra mezzaluna difensiva.

E’ calmo, e la calma mi ha fatto sempre pensare a un uomo sicuro di sè.Tecnicamente dotato, Britos mi ha restituito un concetto estetico che ultimamente avevo smarrito nel guardare la difesa azzurra.

Non sarà un top player, ma di certo è un buon giocatore. E dal momento che il calcio è anche una preghiera alla bellezza del movimento è, in questo aspetto, anche un artista, un artigiano della tecnica e un maestro di stile.

Carlo Lettera
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