Il 10 è diventato sacro, non più l’1 del Creatore ebraico, ma il 10 dell’inventore argentino. In questa contrapposizione per la supremazia sul creato l’ha spuntata Diego. Ormai anche i vecchi religiosissimi guardano al 10 come all’unico e supremo contrappasso della divinità. Durante le tombolate non li sentite più annunciare con la voce rauca rotta dal fumo “dieci, e’ fasule”, ma “dieci, Maradona”.
E’ davvero sorprendente riflettere sulla potenza dei numeri e del calcio. Consuetudini stabilitesi nei secoli, con automatismi ripetitivi trasmessi di generazione in generazione, sono state dissolte in una logica di cambiamento e di “profanazione” che solo la patologia calcistica può affermare.
Ora un altro numero, gravido di significati nefasti, è sottoposto a un’opera di rivisitazione e di mutamento. E’ il 17! Da sempre cifra da evitare, progressione numerica da scartare, oggi sembra adempiere ad una nuova e legge simbolica. Non è più il numero da sussurrare per timore di destarlo, non è più il quadratino sul calendario mensile da scavalcare con buona pace e ancora più buona fortuna. Insomma, non è più un pericolo, è invece eleganza e patriottismo.
17 è ormai la numerologia che sintetizza un calciatore amatissimo: Hamsik. Quanta presa ha questo calciatore sulla fantasia collettiva da indurre a sterzare ancora una volta, per la seconda volta dopo Diego, la santità della smorfia codificata, è superfluo illustrare.
17 è ormai Hamsik, non può essere di altri lo spazio interpretativo che questo numero concede. In un rovesciamento così’ repentino da configurarsi come rivoluzionario, il 17 è ora coincidente con un pensiero di felicità e di gloria.
Il 17 è davvero il numero dello slovacco, o megio la sintesi suprema dei suoi “numeri”. Ad oggi Marek ha siglato sette gol e marchiato col suo timbro dieci assist. Ritornando bambino e ricordandomi le nozioni aurorali del conteggio scopro che 10+7 è = a 17! E’ proprio il suo numero, ogni cosa lo dimostra.
Carlo Lettera
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Articolo modificato 16 Gen 2013 - 17:30