Forse il calcio non rappresenta i mali del Paese, ma Abete non può rappresentare il rinnovamento del calcio. Il plebiscito con cui è stato rieletto alla guida della Federcalcio è figlio della mancanza di alternative. Candidato unico. Pronto a commissariare coloro che lo hanno eletto, cioè i presidenti che compongono la Lega la quale, a sua volta, non ha saputo darsi una guida nemmeno dopo due turni elettorali. La confusione regna sovrana. Nel suo programma il presidente Abete ha accennato a diverse riforme da attuare durante il prossimo mandato. Presto si ritroverà ad affrontare (come proclamato) quella ormai ineludibile della giustizia sportiva. Urgentissima perché l’attuale campionato rischia di essere falsato da tempi e decisioni che lasciano sconcertati.
Il caso più recente ed emblematico è quello del Napoli costretto a subire una ingiusta sentenza (figlia di un acritico automatismo) che lo ha privato di due punti quando si trovava al terzo posto in classifica. Il presidente De Laurentiis ha accennato alla flessione che la squadra subì in campo nell’imminenza della penalizzazione. In particolare la sfida con il Bologna in cui un irriconoscibile Cannavaro pagò evidentemente una fortissima tensione nervosa. In attesa della Corte Federale il campionato vivrà un’altra settimana di possibili mutamenti. E non è finita qui: già si sussurra di ciò che potrà accadere attorno al caso Mauri con eventuali ricadute sulla Lazio.
Sarà forse la maledizione delle inseguitrici alla capolista ma i tempi della giustizia sportiva sono in antitesi con quelli del regolare svolgimento della stagione. Che senso hanno queste sentenze a orologeria, oltretutto suscettibili di ulteriori modifiche in corsa? Non sarebbe opportuno rimandare tutto a fine stagione? E soprattutto non sarebbe doveroso confinare i processi sportivi in tempi adeguati allo svolgimento dei tornei: o prima o dopo?
Una giustizia imbarazzante anche perché sempre sconfessata nei vari gradi di giudizio. Tutto ciò non lascia indifferenti e il neo eletto presidente della Federcalcio non può lavarsene le mani facendo riferimento a una indipendenza di poteri che non esiste. Vogliamo ricordare i patteggiamenti? O il Tnas? Visto che è un continuo compromesso, alla fine nascono paradossi o vengono partorite sentenze non in linea con precedenti giudizi. Insomma figli e figliastri. E’ vero, viviamo in un mondo governato da clan e da centri di potere. Ma almeno nello sport e nel calcio in particolare risparmiateci questo ulteriore supplizio. Ad Abete riconosciamo di avere ben presenti i problemi, li risolva. Dia seguito alle parole con i fatti. Non ci sono pregiudizi nei suoi confronti, ma nei prossimi quattro anni volti realmente pagina.