Il caso più recente ed emblematico è quello del Napoli costretto a subire una ingiusta sentenza (figlia di un acritico automatismo) che lo ha privato di due punti quando si trovava al terzo posto in classifica. Il presidente De Laurentiis ha accennato alla flessione che la squadra subì in campo nell’imminenza della penalizzazione. In particolare la sfida con il Bologna in cui un irriconoscibile Cannavaro pagò evidentemente una fortissima tensione nervosa. In attesa della Corte Federale il campionato vivrà un’altra settimana di possibili mutamenti. E non è finita qui: già si sussurra di ciò che potrà accadere attorno al caso Mauri con eventuali ricadute sulla Lazio.
Sarà forse la maledizione delle inseguitrici alla capolista ma i tempi della giustizia sportiva sono in antitesi con quelli del regolare svolgimento della stagione. Che senso hanno queste sentenze a orologeria, oltretutto suscettibili di ulteriori modifiche in corsa? Non sarebbe opportuno rimandare tutto a fine stagione? E soprattutto non sarebbe doveroso confinare i processi sportivi in tempi adeguati allo svolgimento dei tornei: o prima o dopo?
Una giustizia imbarazzante anche perché sempre sconfessata nei vari gradi di giudizio. Tutto ciò non lascia indifferenti e il neo eletto presidente della Federcalcio non può lavarsene le mani facendo riferimento a una indipendenza di poteri che non esiste. Vogliamo ricordare i patteggiamenti? O il Tnas? Visto che è un continuo compromesso, alla fine nascono paradossi o vengono partorite sentenze non in linea con precedenti giudizi. Insomma figli e figliastri. E’ vero, viviamo in un mondo governato da clan e da centri di potere. Ma almeno nello sport e nel calcio in particolare risparmiateci questo ulteriore supplizio. Ad Abete riconosciamo di avere ben presenti i problemi, li risolva. Dia seguito alle parole con i fatti. Non ci sono pregiudizi nei suoi confronti, ma nei prossimi quattro anni volti realmente pagina.
Articolo modificato 17 Gen 2013 - 18:33