IL NAPOLI, tornato al secondo posto, ha un obiettivo? Per scudetto e Champions la lotta è aperta. Il risultato è di assoluta dignità, ma lasciano perplessi gli atteggiamenti. Non è reattivo, cede il finale alla Fiorentina, provata giovedì da una partita ben più lunga e logorante. Non sostituisce Pandev, rimasto a specchiarsi sui Lungarni per un’ora e quando torna sbaglia un gol da due metri, quasi avesse già esaurito la carica degli ultimi due incontri. Non si scompone De Sanctis, che apre la sua porta al tiro di Roncaglia dalla collina di Fiesole, in un attimo di amnesia chiama la palla e poi la ignora. Non si riconosce Insigne, se non per il nuovo taglio di capelli, lasciato a metà forse da un barbiere richiamato d’urgenza a casa. Tace la società: recuperati Cannavaro e Grava, esce dal mercato. Facciamo i conti. Calaiò sostituisce Vargas, Armero per Dossena, mancano i ricambi dell’assente Aronica e di Donadel, presente nel libro paga da due anni, puntuale solo quando c’è da rifiutare una cessione. Il capitolo mercato non fa capire le intenzioni del Napoli. È secondo in classifica con migliore bilancio reti: il Napoli 41-19, la Lazio 32-21. Ha segnato 9 gol in meno del Napoli che segna da 11 gare, ne ha presi 2 in più. Sono cifre che contano. Bene, se il Napoli è il più autorevole antagonista della Juve, società e allenatore si attrezzeranno per non aver rimpianti se i campioni d’inverno dovessero inciampare? Partita equilibrata tra due squadre che si copiano. Per vincere, il Napoli doveva prevalere in tutti i duelli. Questo non è accaduto. Zuniga ha superato Cuadrado, Campagnaro fermato Jovetic, Behrami disattivato Borja Valero esagerando però in rudezze fino ad essere ritirato, Hamsik tenuto in allarme Aquilani, mentre Savic mostrava i limiti di autonomia di Pandev. Maggio alla pari con il mediocre Pasqual, Inler con Romulo, Gamberini omologo di Roncaglia, sentinelle a sinistra. Mazzarri ha tentato la mossa che spezzasse meccanismi ossidati. Ha ritirato Gamberini per Insigne, difesa schierata quindi a 4 con Maggio e Zuniga arretrati, spesso a due con qualche rischio calcolato. La presenza di Toni, voluminoso e lento, non ha nascosto qualche disagio di Britos, molto lodato in questi giorni, ma di certo complice di De Sanctis, elegante quando esce di sinistro a palla scoperta, ma poco determinato nei momenti cruciali. Il centesimo gol di Cavani in A, numero 26 nella stagione, 17 per il primato cannonieri, passa inosservato. Cavani concorre alla mestizia della stessa domanda: il mercato. Ambigua sempre la risposta. «Sono felice, voglio lasciare il segno in questa città». E perché lasciarla? Non c’è settimana che qualche mezzano di mercato non metta in giro voci di offerte, non c’è volta che Cavani dia una replica netta. Per la sua partenza occorrono due condizioni: un club che porti cash 63 milioni e lui che sigli il consenso all’affare. Cavani lo sa. Ma concede uno spiraglio. Sempre. Che valore ha tutta la retorica sul suo amore per Napoli se lascia sempre in bianco quella firma?
Fonte La Repubblica