Ma perché i toni stanno salendo in maniera tanto volgare? «Perché c’è paura – spiega lo psichiatra Vincenzo Barretta – ma in questi episodi c’è un’evoluzione del sentimento di razzismo. Non c’è timore del diverso, del nero, dell’omosessuale o del meridionale. C’è il bisogno di veicolare la propria aggressività con un insulto razzista che è più pesante perché rivolto ad un’intera comunità. Chi usa questi cori per offendere ha un livello culturale molto basso perché crede, in questo modo, di screditare l’avversario. In maniera anonima, nascosti nella folla, si lanciano insulti senza sapere nemmeno cosa significano. Il pericolo è assuefarsi, sentire insulti razzisti senza avere un sussulto di amor proprio. Per questo è giusto sempre sottolinearli in modo negativo».
A documentare in maniera precisa quanto accaduto a Torino è il Movimento Neoborbonico: «Durante Juventus-Udinese – si legge in una nota inviata alla Lega calcio – al 40’ del primo tempo e al 32’ del secondo, sono partiti i soliti cori contro Napoli (pur non essendo presenti squadra e tifosi azzurri in quello stadio): “Vesuvio lavali col fuoco”. Premesso che il coro in questione è riferibile ad una città intera e non a squadra e tifosi; evidenzia i concetti di «mancata pulizia» e si augura la morte di diversi milioni di persone e, pertanto, non presenta connotazioni sportive o ironiche; presenta chiaramente contenuti riferibili ad “odio razziale” in quanto riferibile ad un’intera popolazione; non è stato in alcuno modo censurato dal resto dello stadio. Pertanto ai sensi della normativa vigente e in considerazione della reiterazione della stessa infrazione, lo stadio della società bianconera deve essere punito almeno con uno o due turni di squalifica».
Ieri a Firenze altri cori contro i Napoletani. «Sarebbe il caso di intervenire in maniera decisa – conclude Saverio Passaretti, presidente dei Napoli club – sono cose che fanno male al calcio. Bisogna isolare questi pochi stupidi e tenere bassi i toni. C’è una bella rivalità sportiva, è giusto che la Juventus ci tema. Ma certi limiti di civiltà non vanno superati».
Fonte: Il Mattino