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La Vecchia Signora è sempre la Vecchia Signora. Ma quel Napoli-Juve fu davvero troppo.

Gennaio 2011. Fa freddo in città, ma lo stadio è pieno come un uovo. C’è la Juve da battere, ci sono i bianconeri da sfidare nel match dell’anno. Quel Napoli-Juve, quella sera, fu davvero troppo.

19’ del primo tempo. Cavani incorna; ed è ancora più bello gustarsi il volto di Bonucci che cerca in tutti i modi di evitare la realizzazione. Il difensore alza goffamente la gamba, ma la sfera si piazza dritta nell’angolino destro, quello alto. Non c’è niente da fare. Stasera il Matador è in stato di grazia.

Non a caso solo 7 minuti dopo arriva il raddoppio. Ancora di testa, ancora il Matador ad incornare, su cross di Aronica questa volta. Traorè, in un eccesso di rabbia, getta il pallone lontano. Quasi a maledire la sua prima apparizione dall’inizio nella stagione. Ma si sa, Cavani è Cavani, e Napoli-Juve è Napoli-Juve.

Era un’altra squadra, era un altro Napoli. Lavezzi dirigeva a suo piacimento l’orchestra di Mazzarri, danzando tra la linea di centrocampo e quella d’attacco, da destra a sinistra, senza fermarsi. Hamsik si infilava a meraviglia nella difesa bianconera; Maggio viaggiava a cento all’ora sulla fascia destra, Dossena azzeccava i cross come non se n’erano mai visti.

Quella partita, quel Napoli-Juve, resterà nei ricordi per due motivi. Uno. La danza perfetta nell’occasione del terzo gol azzurro; Lavezzi che si infila tra due bianconeri, taglio magico verso Hamsik che serve un cross delizioso al Matador. Tacco o testa, scorpione o non scorpione, godemmo come matti alla fine di quell’azione.

Due. Al 56’esimo la partita era già finita. I tifosi quasi non ci credevano. I telecronisti sprecavano le parole contro “la banda di musica” bianconera che era venuta quella sera al San Paolo a suonare la sua litania. Da casa quelli più stanchi cominciavano già a calare la palpebra. Ebbene, furono svegliati solo dagli olè che, a mezz’ora dal fischio finale, già rimbombavano per Fuorigrotta. Tris del Matador, tre punti in classifica e Vecchia Signora sconfitta. Olè Napoli, olè.

Raffaele Nappi

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