Un grande colpo: con i tre punti conquistati a Parma il Napoli ha dimezzato il distacco dalla Juve ed è a -3 dalla vetta. Lo scudetto è sempre più nel mirino.
È stata una prova di forza: vittoria firmata da Hamsik e Cavani e impreziosita dagli assist di Dzemaili e Insigne, che abitualmente non sono schierati da titolari ma hanno qualità raffinate.
E’ piaciuta l’intensità con cui il Napoli ha affrontato il primo tempo: dopo il gol di Hamsik ha rischiato (salvataggi sulla linea di De Sanctis e Cannavaro), ma poi è stato quattro volte vicino al raddoppio su un campo dove nessuno finora aveva vinto. Sbagliato, invece, l’approccio alla ripresa: il primo tiro degli azzurri s’è visto sull’1-1, quello al 36’ di Insigne, che ha ravvivato la ripresa e ha offerto il gol da tre punti all’implacabile Cavani.
A poco più di un mese dallo scontro diretto al San Paolo, il Napoli si è clamorosamente avvicinato alla Juve, con il passo deciso che Mazzarri ha saputo imporre in questi anni. Quindici punti in più rispetto al 2012 sono tanti e tutti sono stati meritati. Adesso viene il bello: gli azzurri hanno un organico di qualità, rappresentato non soltanto da assi come Hamsik e Cavani ma anche da giocatori che sanno sfruttare le occasioni concesse come Dzemaili e Insigne.
L’anticipo di campionato di sabato potrebbe consentire l’aggancio, almeno temporaneo, ai bianconeri in caso di vittoria sul Catania: il giorno dopo gli uomini di Conte affrontano il Chievo.
La Juve appare meno forte di un anno fa, fragile anche sotto l’aspetto psicologico, come è confermato dalla polemica aperta da Marotta e Conte sabato sera, parole pesanti (e assurde) che contrastano con lo stile che il Napoli ha scelto dopo i fatti di Pechino, quando esplose la rabbia per lo scippo nella sfida della Supercoppa. Dato che Napoli e i napoletani sono così profondamente radicati nei pensieri della Juve e dei suoi tifosi, si può tranquillamente definire una sceneggiata napoletana la gazzarra inscenata da allenatore e manager bianconeri in campo e davanti alle tv dopo il rigore negato da Guida, nato a Pompei e residente a Torre Annunziata, per il fallo di mano del genoano Granqvist al 93′. Quell’arbitro che vive alle pendici del Vesuvio, ritenuto dall’esperto dirigente Marotta non sereno perché napoletano: ma si può mai dare credito ad un’affermazione simile? È evidente la caduta di stile della Juve, che pochi giorni fa ha celebrato il decennale della scomparsa dell’Avvocato Agnelli: altri tempi.
È preoccupante il clima che si respira a Torino: un allenatore e un dirigente di spessore non si possono mettere sul livello degli ultrà che urlano cori beceri, né collocare sui piatti della bilancia i torti subiti e i favori ricevuti, sottolineando – a loro dire – che il primo è sempre più pesante. E quei giocatori che creano continue pressioni sul team arbitrale, infine: negli spogliatoi dello Juventus Stadium se ne sarebbero ascoltate tante all’indirizzo dell’arbitro, come si regolerà il giudice sportivo Tosel leggendo il referto? Se ha commesso un errore, Guida verrà fermato dagli organi tecnici. Gli arbitri non sono infallibili, si sa. Poco più di un anno fa, 15 gennaio 2012, il fischietto di Torre Annunziata negò due rigori al Cagliari sul campo della Juve, sorvolando sui tocchi di mano in area di Bonucci e Pirlo. Ma allora il Napoli non faceva così paura”.
Fonte: Il Mattino