Roberta Giuliano,centrocampista del Carpisa Yamamay,si racconta a Spazionapoli

af0465f9-68ae-46a7-8d46-6b0577adc64dSono trascorse da poco le 21.30, il mio telefono squilla e dall’altra parte della cornetta c’è Roberta Giuliano, 23enne centrocampista del Napoli Carpisa Yamamay: “Non volevo disturbarti, ma ho immaginato che durante la giornata potevi essere impegnata, così ho provato a chiamarti adesso: “O ora o mai più!” Mi sono detta.”

Così inizia una chiacchierata mascherata da intervista, con una ragazza che in due parole sintetizza l’essenza di cui è forgiata la sua anima: rispettosa ed educata gentilezza, mista a grintosa e caparbia determinazione.

Nell’epoca dell’ I-phone, dei tatoo e della mera ostentazione degli eccessi, in cui la nuova generazione si impone come dictat di essere sempre e comunque fuori dagli schemi, sbeffeggiando buon senso, etica e morale, non si può che rimanere disarmati al cospetto della scarna e genuina semplicità che in poche, ma loquaci parole Roberta ha palesato.

Raccontaci la tua carriera – Le chiedo per rompere il ghiaccio – : Nasco come giocatrice di calcio a 5, da circa 3 anni sono approdata nel calcio a 11. Il mio esordio in questa categoria è avvenuto nelle file del Marsala, proprio in una partita contro il Napoli. Dopo quella partita, Italo Palmieri mi ha voluto a Napoli, città e squadra nella quale sono approdata nel mercato di riparazione di gennaio di 2 anni e mezzo fa. La mia prima gara con la maglia del Carpisa Yamamay è stata contro lo stesso avversario che abbiamo affrontato sabato scorso: il Pordenone.”

Anche sabato scorso, così come avvenne nella gara d’esordio della Giuliano, il risultato finale è stato 1-2 per le partenopee, “Stavolta, però, è stata una partita molto diversa rispetto a quella di 2 anni fa, per il campo e per il clima. – Ha spiegato Roberta – Oltre al gran freddo che abbiamo sofferto e subito, nonostante l’intenso riscaldamento, le magliette termiche e qualsiasi altro mezzo al quale si ricorre in questi casi, si è avvertita soprattutto una grande tensione, c’è mancato poco che volassero le panchine! La partita è iniziata con circa 15 minuti di ritardo e questo lascia immaginare in che condizioni fosse il campo, ma era nostra intenzione batterci e farci valere affinché si disputasse l’incontro, per non vanificare il sacrificio che ha rappresentato sostenere quel viaggio estenuante per arrivare in Friuli, proprio non ci piaceva l’idea di dover ritornare a casa a mani vuote, consapevoli che dovevamo poi recuperare quella partita in un’altra data. Fortunatamente, grazie alla nostra grinta e alla voglia di vincere, con la quale scendiamo sempre in campo, siamo state capaci di conquistare 3 punti importanti.”

Come nasce la tua passione per il calcio?

“E’ parte di me, amo questo sport da quando sono nata. Mio padre era un calciatore, giocava nel ruolo di portiere nel campionato di Serie D, mio fratello Simone gioca negli allievi nazionali del Palermo. Il calcio è nel Dna della nostra famiglia. Mio padre mi ha anche allenato, per consentirmi di crescere e maturare calcisticamente ed è merito suo se adesso sono qui.”

-Cosa c’è nella tua vita oltre al calcio?

“Non ho mai avuto un buon feeling con i libri, tant’è vero che sono stata da subito chiara con i miei genitori a tal proposito, chiedendogli di non spendere soldi per farmi studiare, ma piuttosto di permettermi di conseguire un diploma che mi conferisse una qualifica ed infatti ho frequentato la scuola alberghiera, mi sono diplomata e per qualche tempo ho lavorato come cameriera in un ristorante, ma giocavo comunque a calcio, anche se il calcio a 5 non è impegnativo quanto il calcio a 11 ed era facile scindere le due cose e trovare il tempo da dedicare sia al lavoro che al calcio. Inoltre, ho deciso di seguire un corso di 3 anni al termine del quale diventerò parrucchiera, adesso sto frequentando l’ultimo anno e lo terminerò qui a Napoli, quindi, a fine stagione, sosterrò l’esame per ricevere l’attestato. E’ difficile trovare un lavoro da far conciliare con gli impegni che derivano dallo sport, poiché tutte le settimane dal venerdì alla domenica, sono sempre impegnata con le partite e fatico a pensare che ci sia qualcuno disposto ad assumere una dipendente che non può garantirgli una presenza assidua e costante.”

– Qual è il momento più bello che hai vissuto con il Carpisa Yamamay dal punto di vista calcistico e quello, invece, più emozionante sotto il profilo umano?

Il ricordo calcistico più bello è senza dubbio quella famosa partita di Pordenone: la partita d’esordio, il mio primo gol e la vittoria, nonché la prima vittoria del Napoli Carpisa Yamamay in Serie A, tutto in una partita. Ma, soprattutto, a partire da quella gara, abbiamo collezionato una sfilza di vittorie che rappresentano la gratificazione più grande. Sotto il profilo umano? Tutto. Qui a Napoli ho trovato delle persone speciali, estremamente disponibili che cercano sempre di farti star bene: il mister, lo staff, i dirigenti, le mie compagne, proprio tutti. Comunque vada, questa rimarrà una splendida esperienza.”

– Come immagini Roberta Giuliano tra 10 anni?

“Non è facile rispondere, vivo ossessionata dai miei sogni, perché so che il calcio non può darmi un futuro. Ragion per cui vorrei affiancargli un lavoro, ma la crisi e le svariate problematiche che contraddistinguono l’epoca attuale lo rendono difficile e gli impegni calcistici, in tal senso, complicano ancora di più le cose. Però, è ingiusto, secondo me, che ci sia una disparità così profonda tra la Serie A di calcio maschile e quella femminile. Mi accontenterei di guadagnare molto meno di quanto percepiscono i calciatori affermati, mi basterebbe il necessario per assicurarmi una vita dignitosa una volta terminata la mia carriera. Pertanto, spero nell’evoluzione nel calcio o di trovare un lavoro sfruttando i miei diplomi: quindi o farò la cameriera o la parrucchiera.”

Ancora una volta, Roberta va controtendenza rispetto alle discutibili ambizioni sposate, cavalcate ed ostentate dai suoi coetanei.

Roberta non ha velleità da velina, né da tronista, è “solo” una giovane donna che auspica di continuare a plasmare i suoi sogni, all’interno di un rettangolo verde, inseguendo un pallone.

Roberta è un indiscutibile talento del calcio moderno che si vede negare la possibilità di guadagnarsi da vivere sfruttando le sue potenzialità, sviscerando in campo ciò che quella molecola di dna ereditata da suo padre le consente in maniera naturale ed eccelsa di interpretare.

Solo perché non è un uomo?

Può essere possibile ed accettabile, nel 2013?

Lasciamo che sia il vostro buon senso a rispondere…

– Il saluto/ appello di Roberta Giuliano ai lettori di Spazionapoli ed ai tifosi del Napoli: Noi ragazze del Carpisa chiediamo solo presenza al Collana, perché ci emozioniamo e ci gasiamo nel sentire tifare Napoli dagli spalti. Non penso sia una tortura venire a sostenerci al Collana, poiché, tra l’altro giochiamo di sabato pomeriggio e le nostre partite, non sottraggono tempo ed attenzione alle gare del Napoli. Saluto con affetto i tifosi del Napoli, ma dedico un pensiero speciale ai nostri Ultras che hanno aspettato il nostro rientro alla stazione, dopo la gara di Pordenone, felici ed esultanti, per festeggiare la vittoria insieme a noi.”

Luciana Esposito

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