Caro boia, ho scommesso su un uomo che ha il cuore più largo del polmone, un uomo che ricama fatica e compassi di luce. E’ diverso da tanti che ho avuto la ventura d’incontrare; quando parla di Napoli il suo frasario è vero, e anche se non predica amore lo porta come nessun altro.
Caro boia, la testa non la perdo, la tua scure avrebbe potuto incidermi la vertebra del collo se avessi scommesso su un altro, ma quando ho scommesso su lui ho contratto un’immunità permanente sulla mia vita e sulla mia passione.
Ho scommesso che sarebbe rimasto quì, per sempre. Avrò ragione. Gli uomini non sono uguali solo perché appartengono alla stessa specie. Anche i cani si dicono tutti cani eppure c’è chi appartiene alla razza dei bassotti, dei levrieri, dei bastardi. Esistono perciò uomini e uomini, calciatori e calciatori, amori e amori.
La testa è quì, l’ho posta in gioco non perché non avessi a cuore la vita, semplicemente perché attraverso la platealità del gesto desideravo fortificare la decisione dell’uomo sul quale ho scommesso e quindi riposto la mia vita.
Hamsik manterrà la parola ed io avrò salvi la vita e l’onore.
La sua cresta ricorda quella dei caledoni in lotta coi romani, almeno per domani questa immagine scavalcherà la polvere del tempo per ripresentarsi come ciclica e attuale verità.
Marek, ho scommesso la testa, ma forse, in fondo, l’avevo già persa prima di darla in pegno alla sorte. L’ho persa per la tua classe e la tua ritrosia all’applauso istigato. L’ho persa per quell’urlo sotto la curva che mi regala il piacere di leggere la volontà sacra di un’appartenenza per sempre.
Caro boia, togliti il cappuccio, che io possa ammirare nei tuoi occhi la mia vittoria.
Carlo Lettera
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Articolo modificato 8 Feb 2013 - 19:19