Anche quando…

Gli ingredienti c’erano tutti per una partita che avrebbe potuto e dovuto lasciare il segno. Appunto.

Innanzitutto il compleanno del Matador. Cavani ha voluto giocare a tutti i costi perché chi si ferma è perduto, e lo sa bene il Napoli di stasera, e perché festeggiare con un goal sarebbe stato fare un grande regalo ai suoi tifosi. Ma, in effetti, a pensarci bene, ai compleanni i regali si ricevono, non si fanno. E poi la festa degli innamorati. E al San Paolo, stasera, ce n’erano tanti. Tutti con una sola lei del 1926. Inutile nasconderlo. Non ci stanno santi che tengano di fronte al nostro amore per l’azzurro, figuriamoci San Valentino! E allora erano tante  le coppie viste allo stadio. Anche troppe. Soprattutto alcune senza voglia. E per di più a qualcuna era stata fatta di certo una sorpresa. O mi piace credere che sia andata così: lui le telefona dicendole “amore, stasera ti porto in un posto speciale a vedere uno spettacolo. Mettiti qualcosa di caldo perché è all’aperto, ma ti divertirai tantissimo”. Lei super eccitata, prende le scarpe più comode che ha, minimo tacco 12 a spillo, il soprabito più caldo che ha, un visone lungo che non vedevo dai tempi delle televendite Annabella di Mike Bongiorno, e la spilla per capelli più luccicante che ha che se lo spettacolo è all’aperto, magari al buio, poi va a finire che non mi si riconosce. I due piccioncini si mettono in auto, lui capisce che l’abbigliamento della fidanzata non è proprio adeguatissimo, ma la ragazza è una stangona di due metri e se lo può permettere. Arrivano in zona stadio e già qui la faccia della malcapitata comincia a cambiare da eccitata e  incuriosita a delusa e intossicata. Per poi avere il biglietto tra le mani di una partita tra il Napoli e una strana squadra con nome di una birra e capire che forse avrebbe dovuto per lo meno chiedere se vestirsi comoda e sportiva. In tutti i casi, la scena che mi si presenta tra il primo e il secondo tempo è quella di una stangona in pelliccia e tacco a spillo, mano nella mano con uno sconsolato attempato, con una faccia che manco gli avessero ucciso di nuovo il visone che aveva addosso. La scena si concludeva con lei che trascinava lui fuori dalla curva con il chiaro sentore che le spalle sarebbero state l’ultima cosa che Matador e compagni avrebbero visto.

Morale della favola: mai fare sorprese a San Valentino. Ed è la stessa cosa che avrà pensato la fidanzata di Pistorius, se si dovesse confermare, ma dubitiamo, la versione dell’atleta. Inutile dire che la sua bizzarra storia ha tenuto banco nel pre-partita, così come l’arresto di Cellino. Ma l’esaltazione vera è sull’uomo del momento. L’abbiamo ammirato poco prima di arrivare allo stadio con la Primavera. Un ottimo esordio di Radosevic che con due punizioni riesce a spiazzare non solo il portiere avversario, ma anche tutti noi. Tranne uno che da quando l’ha visto ha pensato di stare davanti ad uno in grado già di giocare in prima squadra. Onestamente il ragazzo ha impressionato, anche perché si è rivelato una spanna sopra al resto della Primavera. Siamo concentrati chiaramente sulla prima squadra, ma non siamo avari di complimenti per gli azzurrini che dispensano buon calcio e hanno buone probabilità di vincere il Viareggio. Ribadiamo tra di noi l’appuntamento del 23 marzo al San Paolo per la finale di Coppa Italia contro la Juventus.

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Il resto va via veloce. Tre goal che fanno male, uno Smaili che fa malissimo, un Donadel che poteva fare peggio, ma esce purtroppo tra i fischi, un Cavani che non fa male, un Hamsik che fa meglio quando entra, un Rolando che spera di far bene, un Zuniga che spera e basta. Un De Sanctis con reminiscenze da psicopatico di sabato, un Maggio con reminiscenze di qualcosa, ma al momento non saprei dirvi cosa, un Pandev che non saprei dirvi e basta.

Tre goal che fanno male. Malissimo. Per come sono avvenuti, per come sono stati incassati, per come sono stati vissuti.

Torno a casa e leggo che Mazzarri imputa la sconfitta anche alla mancanza del pubblico delle grandi occasioni. A me è invece mancata la squadra delle grandi occasioni. Punti di vista.

Ecco perché, adesso più che mai, il mio pensiero va agli amici e a tutti i tifosi che hanno già il biglietto aereo in tasca da  due mesi  e che il 21 saranno comunque, nel bene e nel male, in Repubblica Ceca. Saranno lì per sostenere la squadra di cui sono, sempre e comunque, innamorati. Anche quando non è San Valentino. Anche quando si perde. Anche quando si perde in malo modo.  Anche quando andare a giocare lì è pressoché inutile, quanto pericoloso prima di partite delicate come  Udine e Juve. Anche quando non è il compleanno del Matador, ma magari lo è di tuo figlio o di tua madre o di tua moglie o di qualche altra persona che ti sta vicino e asseconda la tua bella malattia azzurra. Anche quando rischi di far venire allo stadio la tua ragazza in pelliccia e tacchi a spillo. Anche quando torni a casa e devi sentire Mazzarri che ti dice che non sei stato “caloroso”. Anche quando tutti ti dicono che sul divano si vede meglio e tu insisti che gli spalti sono una famiglia e non la lasceresti per niente al mondo. Anche quando a consolarti dopo una brutta sconfitta è una birra con quella stessa famiglia e anche quando sei costretto ad aggiornare del pessimo risultato un amico che è fuori per lavoro e lo devi fare al telefono nelle poche battute di un messaggio.

Anche, anzi, soprattutto, quando non sono grandi occasioni.

Sempre Forza Napoli!

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