Sono parole e però anche pietre: perché, inutile girarci intorno, fa male, eccome e quanto, voltarsi, rivedere quell’ora e mezza da choc, poi sentirne gli effetti dentro. Clic: un giro di Hamsik a casa sua, nell’intimità «universale» del proprio sito, in quei pensieri svelati ad alta voce affinché Napoli sappia che «abbiamo provato un po’ vergogna» ; ed è un modo diretto e anzi sincero e anzi onestissimo – pure intellettualmente – per dirlo a chiare lettere, cospargendosi il capo di cenere, evitando di danzare sul vuoto pneumatico del bla-bla-bla, prendendo la sconfitta per le corna e poi sbattendola sul prato del san Paolo per calpestarla. «Ora bisogna pensare alla Sampdoria e bisogna farlo subito. Però sconfitte del genere non le meritano i tifosi» . www: quando la verità è una e, ahilui, trina, come quel paradosso d’un giovedì sera indigesto, che Marek Hamsik tiene lì sullo stomaco e non fa nulla per nasconderlo, anzi: era pure il suo derby, e s’è visto in quei venti minuti di poesia e «virilità» con i quali ha tentato di riaprire il match quando è entrato; e poi era un modo per divertirsi a oltranza, per crederci ancora, per inseguire un traguardo che ormai è sfumato e che induce ad imprecare. «Eh sì, non lo meritano i tifosi. E neanche noi, che abbiamo avuto la possibilità di pareggiare: e chissà se fossi riuscito a fare l’1-1 come sarebbe andata a finire? Ma non ho trovato lo spazio….».
IL FUOCO – C’è la cenere e c’è Hamsik che cova sotto quell’ammasso, nei resti di Napoli-Viktoria Plzen: 0-3, l’amarezza che traspare subito, già all’alba, quando la home page già registra l’intervento (che è un modo per dialogare con la «sua» gente, con i suoi fans) e appena appena una pennellata del proprio stato d’animo, racchiusa nel dispiacere per non essere riuscito a regalare (e regalarsi) un’altra gioia. «Ci ho provato, ci abbiamo provato all’inizio del secondo tempo» . Poi è una pagina da girare, un foglio da buttare via e una domenica da preparare a modo suo, con la Sampdoria, una «nemica» carissima che riconduce alla giovinezza, alla prima rete al San Paolo in campionato – anno di grazia 2007 – e poi ad una escalation che praticamente venne avviata dai blucerchiati, spesso incontrati e di sovente marchiati dallo slovacco terribile.
MAREK VS HAMSIK – A questo punto, la Sampdoria. E anche Hamsik che sfida se stesso, in un match abbordabile (vista l’andatura), in un inseguimento al proprio personale che è nelle corde (dodici reti in campionato, tre anni fa), nel tentativo poi mica vano di andare al di là della doppia cifra (è a otto, con il nono in «condominio» con Borja Valero. E’ già sabato, ormai, e si può rimuovere quella amarezza che al risveglio, faticando a metabolizzare la sconfitta, sovrasta, induce ad «armarsi» di mouse, d’una tastiera e delle sensazioni che s’avvertono, d’uno 0-3 che vuol dire addio Europa League e comunque lascia aperta la porta al campionato e allo scudetto e, nell’ipotesi peggiore, al secondo posto, dunque alla Champions League. «Perché è andata male ed i nostri tifosi non lo meritano. Potevamo metterla sull’1-1 ma oramai è conclusa. E quindi dedichiamoci alla Sampdoria» . Il principe azzurro cerca il meglio di sé.
Fonte: Corriere dello Sport