Sui social network, forum di tifosi organizzati e sulle emittenti regionali lo sdegno è evidenziato a tal punto da chiedersi cosa sarebbe successo se, soltanto per un attimo, si fossero messi nei panni di centinaia di napoletani che si sentono gridare a squarciagola quanto grande sia la voglia di vederli bruciare, lavati dal fuoco, affogare nella spazzatura, sterminati da un epidemia di colera, o, più semplicemente quanto sia bello “non essere napoletano“. Ebbene, con una mentalità che determina in modo così profondo la leggerezza con cui alcune notizie vengono gestite, quando le offese verbali vengono analizzate e sviscerate in modo diametralmente opposto, quando ci si indegna perché si prende in giro lo sfortunato Milito che, ahinoi, non può certo saltare poiché infortunato, ed invece si fa finta di niente quando l’odio si tramuta in coro da stadio per affondare il coltello in una piaga che è aperta, sanguina e fa un male cane. Che ognuno si senta offeso per qualsivoglia parola fuori posto, ma non dimenticate le cattiverie gratuite sul popolo azzurro che ogni domenica inneggiano negli stadi italiani, anche quando non è il Napoli l’avversario di turno, a simboleggiare le radici di un odio che va al di là del semplice episodio domenicale dovuto dal match contro la compagine partenopea.
Auguri a Milito per una pronta guarigione, con la speranza che quei cori non vengano più utilizzati, assieme con altri di peggior entità, penetranti e indegni almeno quanto il deridere un calciatore che ha subito un grave infortunio. Che si possa riabilitare anche il malato permanente che spunta come i funghi ogni domenica sulle tribune di mezza Italia, quel serpente velenoso chiamato odio, travestito da tifoso con sciarpa e cappellino della propria squadra del cuore.
Articolo modificato 17 Feb 2013 - 03:59