L’editoriale di Alessia Bartiromo: “Crederci è un diritto, non una dolce illusione”

editoriale_alessia_bartiromoNapoli-Juventus, Napoli-Milan, Napoli-Chelsea, Napoli-Manchester City, Napoli-Inter, Napoli-Benfica. La lista delle partite da sogno disputate al San Paolo sarebbe lunghissima da stilare, ma tutte sono state sempre accomunate da un unico, forte, indiscusso fattore: qualunque sia la caratura dell’avversaria, il tifoso azzurro ha sempre creduto nell’impresa. La possibilità di vincere ogni gara non è una speranza bensì una certezza: la storia del calcio ed ancor più quella del rinato undici partenopeo in questi ultimi sei anni, ha dimostrato con fermezza che oltre che alla tecnica, ai fuoriclasse ed al blasone, spesso a fare la differenza sono il cuore, la grinta e le motivazioni, le stesse che messe in campo da Cannavaro e compagni, spesso hanno dato vita ad emozioni e soddisfazioni uniche.

Eccoci qua, ad un crocevia importante della stagione, che ha definitivamente abbandonato la Coppa Italia ormai da circa due mesi e che domani sera potrebbe salutare anche l’Europa League. La gara contro il Viktoria Plzen tra le mura amiche nel giorno di San Valentino non è stata assolutamente quella che ci aspettavamo, con un Napoli irriconoscibile soprattutto nel primo tempo, quasi arrendevole e supponente. Guardando la partita, per un attimo con occhi da tifosa, mi sono chiesta: “Possibile che siano solo i tifosi a credere nel buon esito di ogni gara e di ogni competizione giocata dal Napoli? Quelli che macinano chilometri, fanno sacrifici e sono pronti a battagliare contro tutto e tutti perchè fermamente convinti che questo possa essere l’anno giusto? Eppure partendo da queste basi l’anno scorso si è vinta una Coppa! Sembra che i giocatori non credino alla possibile conquista dello scudetto o all’avanzare in Europa quanto i propri sostenitori”.

Se un discorso a parte può essere fatto per l’Europa League, manifestazione sempre alquanto snobbata in primis dal patron De Laurentiis, fa rabbia quando si riscontra lo stesso atteggiamento anche in campionato. Prendendo in esame due gare molto diverse tra loro infatti, l’attitude sembra similare: contro la Lazio, una volta raggiunto il pareggio, nonostante mancassero ancora svariati minuti al termine del match, Cavani e compagni non hanno avuto la cattiveria agonistica e la voglia di provare a vincere anche quella delicata gara, quasi paghi e già grati per il punto conquistato in rimonta. Ugualmente, lo scontro contro la Sampdoria sembrava una partita di metà classifica tra due squadre che puntano principalmente a non farsi male. In più, si uniscono a questa situazione alquanto ambigua, anche le costanti parole di Walter Mazzarri nella consueta conferenza stampa alla vigilia di ogni gara di campionato, che ribadiscono chiaramente un concetto: “L’obiettivo del Napoli è il ritorno in Champions o in Europa, con un piazzamento che va dal secondo al quarto posto”. Una mortificazione dello spirito azzurro e della fede partenopea, che vede un sogno a portata di mano e precisamente distante quattro punti, con uno scontro diretto contro la capolista Juventus da giocare nell’inferno del “San Paolo” tra poco più di una settimana.

Detto ciò, la domanda mi sorge spontanea: è giusto che la società non si ponga obiettivi di una certa portata quando tutta la tifoseria si aspetta finalmente qualcosa di grande? E’ giusto continuare a crederci anche quando sembra che alcuni dei protagonisti non lo facciano? A me hanno insegnato che “solo chi punta alle stelle può arrivare davvero in alto”, quindi Napoli, provaci anche tu, come chi non ha nulla da perdere, come chi ha sempre il sangue agli occhi, come chi è avido di un riscatto sportivo e morale, come chi non ha niente da invidiare alle big di questo campionato. Fallo per te e per i napoletani, te lo meriti. Sognare e crederci è un diritto e forse anche un dovere, non dev’essere soltanto una dolce illusione.

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