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/2013/02/22/e-il-centrocampo/amp/

Lo ha ribadito con forza il Barcellona negli ultimi 5 anni, in cui (eccetto scontri con le italiane) i blaugrana hanno dominato per possesso e per occasioni da gol gran parte delle partite tra Liga e Champions: il centrocampo è il fulcro di una squadra, la fucina che forgia le armi affilate con le quali gli attaccanti possono poi far male alle difese altrui. Avere un buon possesso palla nel calcio contemporaneo ti assicura sia di non essere schiacciato dall’avversario, sia di non stancarti a far correre più le gambe che la palla. Insomma, a centrocampo serve qualità. Qualità, qualità, qualità. Una parola che, per quanto ripetuta milioni di volte dalle bocche di milioni di tifosi azzurri, pare non sia entrata in testa alla società. E se in tante partite la ferocia agonistica di Behrami, il continuo rullare delle gambe di Dzemaili e il fisico possente di Inler hanno sortito effetti positivi, anche decisivi, in tante altre (e il Viktoria Plzen ce l’ha ricordato ad alta voce) il possesso palla sterile del centrocampo contro squadre avversarie ben schierate è stata la maggiore causa di brutte prestazioni. 17 mesi fa arrivava Inler, osannato da tifosi e stampa come il regista che serviva, il metronomo dal gran tiro da fuori. Beh, il tiro da fuori c’è pure, specie quest’anno, ma del metronomo di cui si paventava, ben poco. Poche le partite condite da quella lucidità necessaria a far girare il Napoli che “Faccia di Leone” ha sfoderato in una stagione e mezzo, poca la geometria e poche le verticalizzazioni (fondamentale per sorprendere le compatte linee avversarie), con le quali Hamsik e Cavani andrebbero a nozze. Trascurando, per il bene del buon costume e del buon calcio, di parlare di “quel numero 4” (nominarlo è un pugno allo stomaco ormai), il Napoli può contare solo su tre centrocampisti, e nessuno di questi può fare quel che Hamsik invece è spesso costretto a fare, cioè costruire la manovra. Soluzioni? Le prime due (già sotto i nostri occhi) che vengono in mente non saranno certezze, ma possibili sorprese. Hanno il nome di Josip Radosevic e di Giuseppe Fornito, entrambi ammirati per qualità, quantità e grandi gol nel torneo Carnevale di Viareggio. Il primo potrebbe garantire sicuramente (dall’anno prossimo se si vuole provare a vincere il campionato Primavera, dalle prossime partite se si ha coraggio) quantità e freschezza atletica. Un 19enne promettente che ricorda Behrami per esuberanza fisica, ma con più fosforo e con un buon calcio da fermo. E non sarebbe poco. Il secondo, mancino di quelli buoni, invece ricorda il classico regista all’italiana, capace di mantenere il pallone anche nelle situazioni più complicate, di imbeccare i compagni con lanci lunghi da dietro e con una testa pensante che ricorda alla lontana il nostro Marek. Insomma, a costo zero si potrebbe completare un centrocampo buono, ma incompleto sotto la voce: “Qualità”.

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Scritto da
redazione