Una dozzina di ragazzini tra i 5 e i 16 anni, scesi subito in strada incuriositi dal capannello di fotografi lungo lo spartitraffico in via Galimberti, posto strategico per meglio immortalare il calciatore in arrivo da Roma a bordo di un Audi. Nessuna notizia ufficiale o comitato di accoglienza: è stato il passaparola, nel giro di pochi minuti, a far riempire il marciapiede di fronte la Vela celeste, proprio a ridosso della Torre Verde, in quella salita che spiana l’orizzonte alle quattro Vele rimaste in piedi. «Credevamo ci fosse qualche arresto o blitz – spiega Maria, una mamma -. Abitiamo nel parco Senna, abbiamo visto dai balconi le cineprese e siamo corsi a vedere cos’era successo. Qui ormai ci siamo fatti la nomina per i fatti brutti. Forse per questo Maradona non è venuto più». All’ultimo minuto Maradona ha dovuto rinunciare alla tappa di Scampia perché, accerchiato dai tifosi sulla Tangenziale di Napoli, il suo staff ha preferito uscire direttamente a Fuorigrotta per raggiungere l’Hotel Royal e non più a Capodichino. Era atteso in piazza Giovanni Paolo II e nelle Vele, in una sorta di blitz toccata e fuga, e invece il campione argentino ha dato forfait. Ma a Scampia in pochi sapevano della sua venuta.
È stato Kevin, 9 anni, il primo a precipitarsi in strada, con addosso la maglia numero 10 dell’Italia, insieme ad i compagni Raffaele, Vittorio, Mariano, Francesco e Antonio. Alla fine nei loro occhi la delusione dopo aver appreso la notizia che il calciatore non sarebbe più venuto a Scampia, municipalità dove il suo legale, Angelo Pisani, è il presidente. «Se fosse venuto qui, gli avrei chiesto se Cavani può diventare davvero il suo erede – confessa Marco, 13 anni -. Cavani è forte, noi a Napoli già gli vogliamo bene, ma dobbiamo chiedere il permesso a Maradona». Una sorta di riverenza che spiega quell’appellativo di «manos de Dios» che ha già reso immortale Maradona. «Ho i brividi al solo pensiero che il grande Diego è in città. Ho impresso nella memoria quando scavalcavo la recinzione per andarlo a vedere allenarsi allo stadio, quante tirate d’orecchie per quelle incursioni da scugnizzo – ricorda Pasquale, 47 anni -. Ora lo vogliamo sindaco di Napoli, deve tornare. Solo uno che conosce le sofferenze della strada, può capire quartieri come Scampia e riuscirebbe a governare questa città”. Le parole di Pasquale provocano l’entusiasmo dei ragazzini che cominciano a saltare all’unisono come in una curva di ultrà allo stadio “Torna Diego, torna campione”.
In un quartiere dove alta è stata la percentuale di astensionismo nell’ultima tornata elettorale, Maradona carica gli animi. «Diego capisce la realtà del popolo meglio di tanti nostri politicanti – sottolinea Anna, la mamma di Gennaro -. Io comunque sapevo che Maradona qui nemmeno ci passava». Anna è la nipote di quella che chiamano «mamma Lucia», la governante di Diego nel suo soggiorno napoletano. «Ho chiamato poco fa mia zia che abita nella Masseria Cardone, a Secondigliano, e non sapeva di questa visita – aggiunge -. Se passava di qui, di sicuro Diego la andava a trovare».
Fonte: Il Mattino
Articolo modificato 26 Feb 2013 - 09:52