Il Napoli negli ultimi anni ha vissuto fasi altalenanti sul mercato, mettendo a segno investimenti di successo (Cavani, Hamsik, e Lavezzi su tutti) ed errori grossolani (Ruiz, Fideleff, Donadel ed altri). L’ultimo errore di Bigon e Mazzarri si chiama però Emanuele Calaiò. L’attaccante palermitano, arrivato nel mercato di gennaio dal Siena, è stato impiegato con il contagocce dal tecnico livornese, il quale gli ha sempre preferito Pandev, Insigne e Cavani. Niente di strano, Calaiò è arrivato all’ombra del Vesuvio per essere il quarto attaccante della rosa e le aspettative non erano differenti dalla realtà manifestatasi da gennaio ad oggi.
Le parole di Mazzarri nel post partita di Udine hanno però accesso l’allarme: ““Non sappiamo come giocare con Calaiò, nel senso che lui fa movimenti diversi, e il suo approccio ci costringe a diversificare il nostro gioco. Bisognerebbe lavorarci su e non c’è tempo: mettendo Calaiò in campo rischiamo di fare più confusione che altro, perché dovremmo giocare in modo diverso. Per lo stesso motivo Lucarelli fu utilizzato così poco”. Parole forti che hanno fatto sorgere una domanda spontanea: perché è stato acquistato Calaiò?
La società partenopea ha speso ben 2,5 milioni di euro per un giocatore che, nei sei mesi più importanti della gestione De Laurentiis, non risulta essere funzionale al progetto tecnico attuato da Mazzarri. Nelle cinque partite in cui Cavani non è riuscito ad essere decisivo come sempre, un’alternativa gradita a Mazzarri avrebbe regalato alla classifica napoletana qualche punto in più. Calaiò ha dimostrato in carriera di essere un attaccante da doppia cifra, legato alla piazza partenopea, desideroso di vestire nuovamente la maglia azzurra e non merita un accantonamento così netto. Cercare un solo colpevole risulta difficile e forse fuori luogo, ma l’incomprensione è alquanto inaspettata ed un dato è certo: un top club non può commettere errori del genere…
Antonio De Filippo
Articolo modificato 27 Feb 2013 - 18:06