Sabato scorso hai raggiunto le 200 presenze con la maglia del Napoli Carpisa Yamamay, sei scesa in campo indossando con la fascia da capitano ed hai festeggiato nel migliore dei modi segnando una doppietta. Che emozione è stata per te e qual è il tuo ricordo più bello legato alla maglia azzurra?
“E’ stata un’emozione indescrivibile, una di quelle che non si può descrivere a parole. Calcisticamente parlando, vivo di emozioni tutti i giorni, diversamente per me non avrebbe senso praticare questo sport, per cui di ricordi belli ne ho tanti, la prima partita giocata in Serie A è l’emozione più sentita, aver battuto la Torres, però, è stata l’emozione più forte senza dubbio. Le persone che ho avuto la fortuna di incontrare durante il mio cammino, come Ciriello, Nardi, Marino, hanno saputo mettermi in testa delle cose che mi sono servite per crescere e maturare, non solo calcisticamente, ma anche umanamente, mi hanno insegnato tanto e a loro devo davvero molto.”
Com’è nata la tua passione per il calcio?
“Insieme a me! Fin da piccola, infatti, giocavo a calcio per strada, con i miei amici maschi. Mister Ciriello un giorno mi vide e mi chiese di entrare a far parte della sua squadra di calcio femminile e da allora non ho più lasciato il rettangolo verde. Seguivo le partite della Turris allo stadio, insieme a mio padre, a casa mia sono tutti grandi tifosi dell’Inter, anche io, da piccola lo ero, poi, quando ho iniziato a capire un pò di cose, mi sono immessa sui binari giusti e da allora per me esiste solo il Napoli.”
Sei cresciuta in questa squadra, insieme a questa squadra: quale traguardo sogni per te e per il Napoli?
“Quest’anno, chiudere il Campionato nella posizione più alta possibile in classifica e fare bene in Coppa Italia. Per i prossimi anni, vincere lo scudetto con il Napoli e conquistare la Champions, almeno una volta voglio sentire sulla mia pelle cosa si prova nell’ascoltare quella musichetta.”
Cosa significa per una napoletana indossare la maglia del Napoli?
“Come lo spiego? Mi sento fortunata ad avere incontrato persone come Italo Palmieri e Lello Riccio che mi hanno dato quest’opportunità. Giocare a calcio, nella mia città, con la squadra della mia città, sostenuta dalla mia gente è il massimo a cui potevo ambire e per questo mi posso ritenere solo privilegiata. Il calcio femminile è imprevedibile, non puoi mai dare nulla per scontato, per cui, finché esisterà il Napoli Carpisa Yamamay, io sarò qui. Voglio dare qualcosa alla mia città e vincere il più possibile con questa maglia ed è per questo che voglio che ci rispettino e che l’interesse intorno a noi cresca, non spero di raggiungere i livelli del calcio maschile, non m’importa di guadagnare milioni, ma desidero solo che cresca la consapevolezza che anche noi siamo una realtà calcistica che merita maggiore seguito e considerazione, questo si, credo che per quello che stiamo dimostrando in campo e per quanto teniamo a questi colori, lo meritiamo.”
Nell’epoca in cui molti giovani, talvolta costretti dalla precaria situazione nella quale imperversa la società attuale, ma, talvolta, con cognizione di causa, disdegnando questa città e quello che, nel bene e nel male, la contraddistingue, scelgono di andare via da Napoli, alla ricerca della loro realizzazione personale, in un contesto più prolifero dal punto di vista lavorativo e “più vivibile”, secondo i metri valutativi di cui si avvale chi non riesce a godere della sopraffina essenza di cui è intrisa l’aria del “Paese d’ ‘o sole“, Valeria si muove controcorrente.
Valeria sceglie di rimanere e di plasmare qui il suo futuro e i suoi successi.
Valeria sceglie Napoli e di crescere e vincere ancora con e per Napoli.
Quali sono le tue emozioni, da tifosa e da calciatrice del Napoli, legate allea gara di venerdì sera?
“Quella contro la Juve è una partita a se, a prescindere dalla posizione in classifica e da quello che può determinare per le sorti del campionato, questa è una partita tra due città, per me venerdì scendono in campo i tifosi. Il Napoli deve vincere questa partita, può anche non conquistare lo scudetto, ma deve battere la Juve, perché questo è ciò che più di ogni altra cosa desiderano i tifosi ed è ciò che meritano. Ai giocatori dico di stare tranquilli, di scendere in campo convinti dei loro mezzi e con un solo pensiero nella testa: “Sono un giocatore del Napoli, se non sono orgoglioso della maglia che indosso e non intendo onorarla, allora è meglio che me la tolgo ed abbandono il campo!“
Cosa vuoi dire ai napoletani che tifano per le squadre del Nord?
“Non li chiamo napoletani, perché per me non lo sono! A quelle persone che tifano per altre squadre e che vivono a Napoli dico di andare via da questa città, se limitiamo il discorso allo sport, allora ci può stare, ma non si tratta solo di quello, poiché i settentrionali ci insultano e ci disdegnano e gli dico di vergognarsi per la squadra che hanno scelto di rappresentare. Quando il Napoli vince è l’intera città che vince e lo stesso accade quando perde: quando perde il Napoli, perde anche Napoli. A loro posso solo dire che non sanno cosa si perdono!“
Sei spesso paragonata a Cavani: cosa senti di dire al Matador, da attaccante ad attaccante, in questo momento un pò delicato per lui?
“Per me Cavani è un grande ed è un onore essere paragonata a lui, anche se non segna, in campo svolge sempre il lavoro di 3-4 giocatori. Gli dico di stare tranquillo perché è un fenomeno e presto tornerà a segnare come e quanto sa fare lui e gli faccio un grande in bocca al lupo. Tra l’altro spero che, giacché ci accostano spesso, un giorno potrò incontrarlo.“
Chi è Valeria Pirone fuori dal campo?
“Una ragazza che ama fare tutto quello che le passa per la testa e che odia essere comandata! Amo la musica, i viaggi, ballare e odio leggere, tranne le poesie di Totò e i testi delle canzoni, soprattutto quelle classiche napoletane, spesso vado a cercarli è il mio modo per arrivare al cuore della città. Amo l’amicizia, la sincerità e il rispetto reciproco, detesto le leccate di sedere, per questo spesso vengo ammonita, non ho peli sulla lingua, sono molto schietta ed istintiva e dico sempre quello che penso.”
Valeria, in realtà, non è consapevole di essere molto di più: basta incrociare il suo sguardo ed imbattersi nel suo sorriso cordiale ed amichevole ed, ancor di più, vederla giocare, con la maglia del Napoli, per capire chi è Valeria Pirone.
Valeria non si limita a rappresentare Napoli, la incarna, la interpreta, la omaggia, la raffigura, ma non è testimonial della “Napoli dei luoghi comuni”, quella della pizza e del mandolino, piuttosto estrinseca “la nuova Napoli”: quella che, con i piedi ben saldi nelle sue secolari radici, ha lo sguardo ottimisticamente proteso verso il futuro e si rimbocca le maniche per ripulire l’immagine di questa città e conferire nuovo lustro e credibilità al suo nome.
L’orgoglio e lo spirito d’appartenenza che palesa in campo, quello che la esorta a non tirare mai indietro la gamba e a non sentirsi mai troppo stanca per non rincorrere anche il più imprendibile dei palloni, ma anche quello che le conferisce agonismo, grinta, veemenza e combattività e che, talvolta, la inducono ad imbattersi in un cartellino giallo piuttosto che in qualche diverbio di troppo con le avversarie, ben chiariscono in che modo Valeria rispecchia Napoli e come e quanto Napoli ha “sporcato” la sua anima.
Cosa vuoi dire ai tifosi del Napoli?
“I tifosi amano tanto la maglia del Napoli e ci tengono che i calciatori la onorino e la rispettino, ma loro stanno abbandonando un’altra maglia senza rendersene conto. Faccio un grande in bocca al lupo al Napoli, venerdì sarò presente anche io allo stadio, in curva A, per incitare e sostenere la squadra e spero che faranno lo stesso anche con me, con noi del Napoli femminile.”
C’è qualcosa che vuoi aggiungere?
“FORZA NAPOLI!!!”
Finale banale e scontato?
No, l’unico ipotizzabile, nonché degno di una napoletana vera, piuttosto.
Luciana Esposito
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Articolo modificato 28 Feb 2013 - 10:01