Estate 2007. Un torneo di calcio, misto tra Nazionali e club. In Pakistan. Una delle squadre partecipanti viene da un Paese vicino, compiendo la sua prima trasferta fuori dal proprio campo. Un campo che prima di veder rotolare palloni, ha visto rotolare teste.
Una delle squadre che partecipa al torneo, dicevamo, affronta la sua prima trasferta. Una squadra che fino ad allora aveva sempre giocato entro i confini nazionali, si allenava su metà campo, aveva giocato solo amichevoli e in alcuni casi contro i bambini del quartiere. Non hanno neanche tutti i ruoli coperti. A dir la verità, a volte non riescono neanche a coprire una squadra intera.
Era l’estate del 2007 e quella squadra era composta per la prima volta da venti maglie e venti tute uguali, aveva gagliardetti da scambiare con le squadre avversarie, due coach e un portavoce. IL portavoce, maschile. In campo, invece, LE giocatrici e in panchina LE due coach. Tutto rigorosamente al femminile. Il portavoce sarebbe stato l’unico a parlare, ma le 20 donne sarebbero state le uniche a giocare a calcio. A giocare finalmente una gara ufficiale. In un campo vero. Contro altre donne.
Era l’estate del 2007 e quella era la prima trasferta internazionale della Nazionale Afghana. Uscivano finalmente da Kabul per giocare in un “torneo femminile” con la benedizione della federazione. La squadra esisteva già da tre anni, ma solo nel 2007 sono state ufficialmente la Nazionale Afghana di Calcio Femminile.
Da allora ci sono state altre partite, sempre con molte difficoltà. Si sono allenate in situazioni precarie, hanno ricevuto l’ospitalità della NATO che ha offerto il proprio campo. Dovevano solo portare pazienza per qualche incursione di elicotteri che avevano bisogno di spazio per l’atterraggio. L’anno scorso, dopo la finale della maschile Afghan Premier League composta da ben otto squadre, davanti a 5000 tifosi attoniti e quasi divertiti per l’assurdità dell’evento, c’è stata la grande ribalta per la Nazionale femminile che ha battuto il Pakistan 4-1. Quei 5000 tifosi, c’è da giurare tutti maschi, sono tornati a casa con la meraviglia negli occhi e con l’orgoglio nel cuore. Perché poi, in fin dei conti, queste femmine ci sanno fare. E adesso possono anche farlo vedere in giro a testa alta e col sorriso bene in vista.
Era l’estate del 2007 ed era la prima volta fuori da un campo che fino ad allora era stato innaffiato dal sangue di loro concittadini. Era la prima volta in trasferta. La prima volta fuori dai confini nazionali e la prima volta in cui partire non era fuggire, ma semplicemente viaggiare per poi poter ritornare.
La prima volta in cui erano ufficialmente la Nazionale Afghana di Calcio Femminile. La prima volta in cui 20 ragazze e due allenatrici vinsero, prima ancora di cominciare a giocare.