Buffa storia quella del febbraio 2006, scritta a Verona, quartiere Chievo. Poco dopo la cinquantottesima edizione del torneo di Viareggio, il primo disputato dall’allora sconosciuto diciannovenne Edinson Cavani con la Primavera del Danubio. Sconosciuto e anche storpiato, a onor del vero: nei referti dell’epoca, infatti, veniva indicato come Cabani. Con la b al posto della v. Da ridere, considerando che oggi è uno dei fenomeni del calcio mondiale, nonché el senor 63 milioni di euro conteso da mezza Europa. La storia, dicevamo: il giovane Edi, acne, apparecchio ai denti e stoffa da bomber, si fa notare a Viareggio e strappa una prova con il Chievo dei miracoli e dei preliminari di Champions. Due settimane e poi adios: il Danubio chiede 500mila dollari, per cederlo, ma il Chievo declina e ringrazia. Fine dell’epopea, tramonto del sogno italiano e aereo per Montevideo. Post scriptum: un anno dopo, il mondo aveva già imparato la differenza tra Cabani e Cavani. Il Matador.
Un rimpianto di nome Edi. O magari un sorriso, chissà. La competenza del settore tecnico del Chievo è risaputa, altro che storie, ma il caso dell’allora giovane promessa uruguaiana riempie una pagina di mercato molto curiosa. Gli almanacchi dell’epoca raccontano di una Coppa Carnevale piena di talenti e di un Danubio trascinato al primo posto del girone 8 (insieme con il Torino) da Edinson Cabani-Cavani. Protagonista di tre ottime partite e autore di un gol con il Messina, il primo di una lunghissima serie in Italia datato 20 febbraio 2006, battuto per 2-1 proprio grazie a lui. Per la cronaca, a conquistare quel Viareggio, battendo in finale la Juve di Giovinco, fu la Juventud de Las Piedras, altra squadra d’Uruguay che in difesa schierava un certo Britos. Altro azzurro-Napoli del futuro.
Dopo quelle tre partite il manager di Cavani, Pierpaolo Triulzi, l’uomo che un anno prima lo aveva scoperto e notato a un raduno del Danubio, strappa la prova al Chievo. Dove Edi viene accolto benissimo soprattutto da Amauri, uno che in fatto di attaccanti può certamente dire la sua: il brasiliano comincia a seguirlo come una sorta di fratello maggiore d’occasione, ma il rapporto s’interrompe giocoforza dopo una quindicina di giorni. Il Chievo, infatti, non accetta la richiesta del Danubio, che per cedere Edinson chiedeva 500mila dollari, e lui fa le valigie.
Dopo la parentesi di Verona, pochi giorni dopo, Triulzi lo porta a Treviso. Il Treviso di Maggio e Dossena, per la precisione, suoi futuri compagni di squadra a Napoli, e dell’attuale interista, Handanovic. La storia si conclude con un nulla di fatto: il club veneto offre 250mila euro per acquistarlo, ma il Danubio rifiuta. E lo riporta a casa. Dove Edinson, nel giro di qualche mese, fa boom: dalla Primavera arriva in prima squadra, conquista lo scudetto, viene convocato dalla Nazionale Under 20 per il Sudamericano in Paraguay, vince la classifica marcatori, diventa capitano e a gennaio 2007 Rino Foschi lo porta Palermo. Costo dell’operazione: 5 milioni di euro. Oltre dieci volte più della valutazione dell’anno precedente. Un dodicesimo di quella attuale. A pensarci bene, Cabani ne ha fatta di strada.
Fonte: Corriere dello Sport
Articolo modificato 9 Mar 2013 - 10:30