Napoli crolla, Napoli brucia, il Napoli scivola.
Ma Napoli oggi ha saputo rialzarsi.
Migliaia di persone erano presenti stamane su quel che resta di Città della Scienza. Alunni, ragazzi, cittadini comuni, hanno marciato tutti insieme, coesi , animati da un comune ed unico obiettivo: ricostruire quel patrimonio culturale per riappropriarsene e lanciare un monito forte ed inequivocabile alle barbare e turpi mani che hanno appiccato quell’incendio.
Il Napoli, invece, inciampa in un’allarmante e disarmante sconfitta, al Bentegodi di Verona, contro un Chievo che si erge, per l’ennesima volta, a bestia nera e gli azzurri eclissano, così, quasi ufficialmente ogni velleità sulla conquista della vetta della classifica.
Di contro, la Juventus ha vinto, andando in rete nei minuti finali, contro il Catania, autentica rivelazione di questo Campionato e portandosi, così, a +9 dagli azzurri.
Un’antica regola non scritta, ma difficilmente opinabile, sancisce che lo scudetto si vince contro le “piccole“.
Non a caso, i bianconeri, i punti necessari a legittimare il primato in classifica – a prescindere dai 3 conquistati nello scontro diretto contro il Napoli – li hanno collezionati proprio contro le squadre che imperversano nei bassifondi della classifica.
Di contro, il Napoli, invece, risulta più performante contro le dirette avversarie e meno prolifero contro “le piccole”.
Merito del fatto che tali squadre si travestono da “grandi” allorquando sono chiamate a scendere in campo contro gli azzurri o si tratta di un handicap imputabile all’approccio mentale con il quale gli azzurri affrontano tali gare e/ o all’incapacità di esprimere il loro peculiare gioco, contro squadre che ostruiscono gli spazi e si arroccano in difesa?
Cambiando l’ordine dei fattori, il risultato non cambia.
E sotto la voce “fattori” s’intendono gli uomini che vanno in campo, sia per il Napoli sia per il “Real Madrid” di turno.
L’aspetto che desta maggiore allarmismo non è che il Napoli abbia perso, piuttosto preoccupano le modalità con le quali la squadra di Mazzarri ha maturato la sconfitta.
Assenti gli azzurri, confusi, smarriti, disorientati, imprecisi, troppo e costantemente, deboli e labili nel corpo e nella mente, capaci, ancora una volta, per l’ennesima partita, di collezionare errori grossolani, sbagliando i passaggi più elementari, esattamente come avviene da ormai troppe domeniche.
L’errore dal dischetto di Cavani, ben incarna il momento in cui la squadra imperversa, perché di errore si tratta, non è da Cavani calciare un rigore in quel modo: a mezza altezza, non angolato, quasi a voler generosamente concedere un momento di gloria a Puggioni.
Ma non è più tempo di “regali“.
Piuttosto è giunto il momento di ritornare ad essere il Napoli, senza cercare alibi o attenuanti o capri espiatori.
Mai in partita il Napoli, mai realmente incisivo, mai cattivo ed “affamato” di vittoria, né capace di impadronirsi delle redini di gioco ed imporsi, è una squadra povera di lucidità ed idee, capace di vivere di sporadiche folate, abilmente spente da un Chievo che sembra irrorato da nuova linfa quando è chiamato a misurarsi contro le maglie azzurre, mentre, di contro, il Napoli appare come una compagine che poco o nulla ha da chiedere a questo Campionato.
In realtà non è così, i giochi sono ancora aperti ed è il Napoli – in maniera più o meno consapevole – ad aver scelto di alienarsi dalla lotta scudetto, ma c’è ancora una certa “Champions League” da conquistare, poiché, a questo punto, con la Juventus in fuga, è doveroso guardarsi le spalle dai diavoli rossoneri che sembrano seriamente intenzionati a rendere animata ed accesa la lotta per il secondo posto.
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prescindere dalla portata dell’avversario, che si tratti di “grandi” o “piccole” squadre, lo scudetto lo vince chi ha più fame di vittoria, fino alla fine.
Al momento, il Napoli deve risolvere i suoi problemi di anoressia, se vuole ritornare ad essere quella squadra ingorda di punti che il suo pubblico infinitamente ama e che merita di riabbracciare.
Luciana Esposito
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Articolo modificato 10 Mar 2013 - 18:58