Diciamocelo, ci manca. Non troviamo le sue giocate, non si spezza il ritmo, non c’è fantasia. Dalla metà campo a salire siamo sterili quanto un albero d’inverno. Abbiamo quasi paura, temiamo la porta, siamo sfocati come una macchina zoomata male, come una foto con l’obbiettivo appannato.
Diciamocelo, ci manca. Quel pizzico di follia, quella capacità di prendere la squadra per la mano e portarla dall’altra parte del campo, dello stadio, del cielo. Quei dribbling a destra e sinistra, quella palla attaccata e portata fin troppo.
Diciamocelo, ci manca, oggi più che mai. Se a inizio stagione sembrava quasi un’arma in più non averlo tra noi, ora ecco salire a galla tutti i problemi di un attacco senza fantasia, o meglio senza la fantasia nell’interruttore della corrente. Nei periodi no ci pensava lui, quando c’era. Si trascinava la palla ai piedi e via, chi s’è visto s’è visto. Oggi non è più così, il Matador non può fare tutto da solo, e infatti non lo fa. Hamsik spesso corre male, e quando non girano quei due o tre a centrocampo e in attacco si sente ancora di più la sua assenza, di quello lì.
Diciamocelo, ci manca. Quel modo di camminare con la testa bassa, quella corsa quasi a ostacoli, con un passo che sembrava inciampasse ad ogni metro, quelle accelerazioni – e chi se le scorda quelle accelerazioni.
Diciamocelo, ci manca anche vederlo, respirarlo, applaudirlo, attaccarlo, sognarlo, toccarlo, inneggiarlo. E ora che è lontano, nelle nebbie parigine, fa male guardarlo con un’altra maglia addosso. Lo so, lo so che non serve a nulla quest’articolo e che avrete perso solo del tempo prezioso nel leggerlo; ma noi napoletani siamo così, nostalgici. E tremendamente ottimisti. Passerà. Dateci pochi giorni e passerà. Ma concedetecelo, almeno per oggi, con un sorriso amaro: “Ciao Pocho, ci manchi”.
Raffaele Nappi
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