Delusione, amarezza e sconforto. Questo è quello che resta di un’ennesima “ingiusta” sanzione sportiva. Ancora una volta, in un’Italia che nasconde del marcio e della muffa in ogni angolo della quotidianità, un’istituzione delegata del diritto di punire tutti coloro che trasmigrano nell’immacolato mondo del calcio odi, rancori e perversi pregiudizi, si defila, si tira indietro e sminuisce, ancora una volta un problema che continua ad affliggere troppi, tanti tifosi.
Il Razzismo negli stadi è la cosa più ingiusta, sporca e negativa, che può sedere sugli spalti. E’ un virus che continua a mietere tante vittime, e sembra ormai utopia trovare un antidoto che possa contrastare gli effetti del suo veleno. Ma, purtroppo, questo problema continuerà ad aggravarsi e ad estendersi a macchia d’olio se, almeno, i giudici sportivi, non comincino ad infliggere pene pecuniarie (e non solo) tanto salate, quanto profonda è la ferita che causano a chi subisce in silenzio, a metà tra l’umiliazione e la rabbia, questi beceri cori.
Basterebbe guardare all’interno di quel bagaglio di storia e letteratura che ci trasciniamo, per vedere che un certo signore, di nome Dante, avulso dalla conoscenza del calcio e della giustizia sportiva, attuava, nel suo inferno, la “legge del contrappasso”: pena tanto grave quanto grave è stato il peccato. Che genio questo uomo, aveva capito che era giusto che chi si macchiava di un peccato, ne pagasse le conseguenze con una pena dura e dolorosa, quanto il dolore causato. Ma può mai una società avanzata come la nostra, dare retta a un vecchio sognatore come l’illustre Dante? Può mai la Giustizia Sportiva, rendersi fiera del nome che porta e del ruolo che svolge, punendo chi profana il sacro mondo del calcio, nella giusta misura? Forse, ma per il momento non è stato così.
La società della Juventus, la cui tifoseria è accusata di aver inneggiato cori razzisti contro il Napoli Primavera, dovrà pagare l’esosa (si fa per dire) cifra di 1000 euro.
Esatto proprio così. Mille euro per aver detto “Vesuvio lavali con il fuoco” e per aver lanciato, inoltre, a fine partita degli oggetti al povero portiere napoletano.
Se questa è giustizia….
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Alina De Stefano