Interessanti dichiarazioni quelle di Gigi De Canio, ex allenatore, tra le altre, anche del Napoli, durante la trasmissione radiofonica “Radio Gol” in onda sulle frequenze di Radio Kiss Kiss, su ciò che riguarda le sorti degli azzurri e sugli aspetti futuri del club.
Ecco le parole del mister: “Gli azzurri sono andati un pò a corrente alternata; la realtà è che sono Cavani-dipendenti, anche se questo non va giù a Mazzarri. Ma la verità è questa: nel momento in cui Hamsik e il Matador calano, cala tutta la squadra. Ciò che è davvero difficile per la società, sarà organizzare l’anno prossimo. Le aspettative saranno altissime. E’ chiaro che adesso, una volta arrivato al vertice e secondo, puoi e devi solo arrivare primo. Dovrà essere molto brava la società a far digerire al pubblico l’abitudine a rimanere nell’élite del calcio, essere sempre presenti nelle competizioni nazionali ed internazionali. Sappiamo che alla fine vincerà solo una squadra, ma se la competizione resterà ad alti livelli con una condizione paritaria ad i grandi club d’Europa, allora questo metterà d’accordo tutti”.
Sul fatto che la squadra possa abituare il pubblico al “lusso” delle competizioni europee e ai “piani alti” occupati in campionato è indubbiamente un’arma a doppio taglio, considerando che gli insuccessi, nonostante i grandi traguardi raggiunti, possano, alla lunga, spingere la squadra ad una delle più scomode sindromi che colpisce i team che non riescono a raggiungere la vittoria finale, quella sindrome dell‘eterna seconda che spesso, in questi due anni, abbiamo più volte ripreso e, puntualmente allontanato dagli azzurri, con la speranza che una vittoria avesse potuto aiutare a dimenticare questo aspetto non propriamente onorevole.
Con la vittoria in Coppa Italia qualcosa è cambiato, la fiducia e la speranza che nuovi traguardi si sarebbero potuti raggiungere è divenuta una certezza, ma adesso, con una platea sempre più ambiziosa, la vittoria in un trofeo minore come quello della coppa nazionale sembra essere venuto prepotentemente fuori, inducendo i più ambiziosi a cominciare a mettere il muso ai recenti insuccessi. In una tifoseria dove la memoria è sempre più corta e la necessità di vincere qualcosa di importante è oramai fondamentale, la società ha l’obbligo di tentare di migliorarsi ogni anno, prefiggendosi traguardi plausibili e raggiungibili.
Le posizioni di rilievo e le competizioni europee non possono essere il palliativo qualora le sconfitte, seppur nelle fasi finali, si dovessero puntualmente presentare. Vincere è l’unica medicina per curare l’ansia di una tifoseria ambiziosa come quella partenopea.