Leggo, e non è la prima volta, così come non sarà l’ultima, di continui botta e risposta sulla “questione meridionale” dal punto di vista della civiltà, parola in borioso abuso, sulla bocca di tutti, che molto spesso compare sui giornali soprattutto affiancata alla Napoli abituata alla “brutta figura”.
Il pretesto è quasi sempre lo stesso. Tranne quando c’è da fare un po’ di propaganda e di campagna elettorale, la scusa per far piovere a dirotto battute e controbattute, è il calcio, che ormai s’è ridotto a strumento unico per il ragionamento. Ecco, guardate che tristezza. Una volta il pallone poteva essere una cosa meravigliosa, oggi, invece, si è ridimensionato a essere l’unica ragione di una provocazione o di una rivalsa. L’hanno ristretto e lui, forse per ripicca, ha ristretto gli altri.
Pare che per parlare delle città, dei loro guai, dei loro demeriti o delle loro bellezze, se non si passa per la questione pallonara non si trovi pace, se, per almeno un momento, non arrivi battuta a scivolare sulla buccia di banana, magari con qualcuno che si abbassi pure per raccoglierla, consegnandola alla scientifica dello scandalo per analizzarne qualità e provenienza.
Solo che ha un po’ stancato questa catena permalosa di San’Antonio, fatta di stupidità e cattivo gusto, dove c’è sempre qualcuno pronto a distinguersi attraverso la nota secca e maliziosa di natura geografica. Napoli di qua, Napoli di là. E, se posso aggiungere la mia, poco utile e molto indegna nota personale, inizia a stancarmi che ci si impegni pure a raccoglierle, certe provocazioni, certe trappole per topi, che fuorché provenire da gradi molto mediocri dell’intelligenza, non lasciano speranza diversa a reazioni ridanciane e non così scomposte, perché, forse, lo scandalo vero è scandalizzarsi.
Il giornalismo è in crisi, non sa di cosa scrivere. L’intelligenza è in crisi, perché non sa più a cosa pensare. E che sia un uomo di spessore, e il fatto più che arrabbiare, in realtà deluderebbe, o che si tratti di un allenatore di questo calcio che di spessore non ne ha più, la cosa fa più ridere e, magari, si fa meglio sorpassare. Allora, in qualche modo, è pure normale che si riportino sempre le stesse notizie, che si vada a caccia sempre della stessa, ripetuta e logora battuta sulla Napoli incivile.
Che poi, per certi versi, Napoli incivile lo è davvero. Ma gli irritabili cabarettisti dell’ogni occasione lo sanno il perché? Forse no, ma, se si continua ad associare la Napoli che parla di Napoli solo con due o tre argomenti, si rischia di dimenticarlo. E il rischio lo corre pure chi lo sa.
Sebastiano Di Paolo, alias Elio Goka