Nel secondo tempo della gara contro l’Atalanta, mister Mazzarri ha introdotto una variante al solito cambio di schieramento dei secondi tempi in funzione di arrembaggio, ovvero è passato ad un 4-3-1-2 ma con qualche variabile nuova. Come tutti avranno notato guardando la partita, nel secondo tempo, al terzo recupero nei pressi dell’area di rigore di Behrami, è scattata la domanda: “Ma che ci fa questo così dietro in difesa?”, ebbene la risposta è piuttosto semplice riguardando la gara con calma e senza la foga della diretta.
Si tratta in realtà di qualcosa già visto sia nella Roma di Luis Enrique, che nel Barça di Guardiola, ovvero il mediano di rottura che abitualmente gioca davanti alla difesa, quando la squadra è in fase di possesso si abbassa come un libero tra i due centrali di difesa e consente ad entrambi i terzini di salire e attaccare le fasce. Giacchè nella difesa a 4 canonica quasi mai entrambi i terzini possono sganciarsi contemporaneamente per attaccare (lascerebbero i due soli centrali a difendere metà campo), questa variazione consente al Napoli di poter schierare a centrocampo 4 giocatori, con qualità più offensive (nel caso di domenica scorsa Dzemaili, Hamsik, Armero e Zuniga) a supporto di tre punte vere.
Si tratta insomma di una variazione che consente al Napoli di continuare a difendere a 3, anche quando è schierato in realtà con una linea di 4, ma la buona riuscita dello schema passa sostanzialmente dall’interpretazione del ruolo di mediano da parte di Behrami, perché se da un lato le sue qualità di recuperatore di palloni, di pressing e aggressività sono ottime, dall’altro non sembra ancora aver maturato la capacità di guidare la linea difensiva o di impostare l’azione in uscita.
Non resta che attendere la trasferta di Torino per capire se resterà un esperimento isolato, o se sia l’inizio di una piccola rivoluzione tattica del credo mazzarriano.