L%26%238217%3Beditoriale+di+Deborah+Divertito%3A%26%238221%3BA+pensarci+bene%2C+%C3%A8+fin+troppo+scontato%26%238230%3B%26%238221%3B
spazionapoliit
/2013/03/22/leditoriale-di-deborah-divertitoa-pensarci-bene-e-fin-troppo-scontato/amp/
Categorie Editoriale

L’editoriale di Deborah Divertito:”A pensarci bene, è fin troppo scontato…”

Che Napoli sia una città che ti fa innamorare, non vi è dubbio. Sono tanti i poeti, gli artisti, i pittori incantati dalla sua bellezza, affascinati dai napoletani e dal loro modo di affrontare ciò che invece bello non è, rapiti dai sapori e dai colori e dagli odori dei vicoli e delle terrazze sul golfo.

Che Napoli sia una città goduriosa, lo impariamo ogni volta che abbiamo a che fare con la sua arte culinaria e con le sue ricette ipercaloriche, ma  portatrici sane di felicità e godimento.

Che Napoli sia una città incasinata, beh!, non devo essere io a dirlo. E infatti sull’argomento non dirò altro.

Che Napoli sia la città che ha creato un nome ad hoc per il gossip casalingo è un fatto inesorabile e culturalmente diffuso. La capera. Parrucchiera a domicilio che, tra una messa in piega di qua e una tintura di là, ascolta i fatti delle clienti e non solo. E, passando da una casa all’altra, da una cliente all’altra, da una capa all’altra, passa anche da un inciucio all’altro. Riferendo quello precedente. Insomma, una Novella2000 in carne ed ossa che ascolta, riporta e riascolta e ririporta. Taglia, cuce e scuce per poi ricucire con creatività e fantasia. La capera, appunto.

Che Napoli sia anche una città abituata alle invasioni di eroi momentanei, agli addii, alle illusioni e alle ripartenze da zero  è praticamente storia.

 E che Napoli sia una città che si sfama di calcio, in mancanza di molto altro, questo lo dice il San Paolo ad ogni partita, il bar sotto casa ogni giorno dopo la partita, le birrerie o le pizzerie o le piazze ogni sera prima della partita, ogni classe di scuola elementare e forse anche di asilo e ogni ufficio postale/banca/negozio/supermercato/chiesa/oratorio/ufficieaziendeprivate durante la settimana prima e dopo la partita. Si parla di pre-tattica, tattica e post-tattica, cambi fatti dal mister e di quelli non fatti,  del goal subìto e di quello messo a segno, delle dichiarazione pre e post partita, dell’arbitraggio e delle pagelle, della classifica  quando si vince guardando chi sta sopra di noi e della classifica quando si perde guardando chi sta sotto di noi. Questa città ci parla di calcio anche quando non ci sono partite. Anche quando non c’è il calcio mercato o il ritiro pre-campionato. Questa città ci parla di calcio in modi diversi. Con le porte disegnate sui muri o improvvisate tra due bottiglie, con gli scudetti ormai sbiaditi disegnati per terra, con i ragazzini che indossano maglie azzurre di chiunque: da Cavani a Hamsik, da Maradona a Carbone, da Magoni a Varricchio. Chiunque, appunto. Ci parla di calcio con i figli che appena riescono a parlare chiedono l’iscrizione  “ ‘o pallon’ “ e con i padri che continuano fin quando ce la fanno ad organizzare partitelle tra amici. Ci parla di calcio con le bandiere fuori ai balconi e con le figurine attaccate sui diari/quaderni/armadi/frigoriferi.

Che Napoli, quindi, sia una città di amore, di passione, di godimento, di inciuci socialmente accettati, di fugaci momenti di gloria e di calcio non solo giocato non è assolutamente un’eresia.

E allora, nella settimana di sosta del campionato di Serie A, è fin troppo scontato che si metta in giro la voce di una storia d’amore e di corna tra un campione di calcio della squadra del Napoli e una bella donna. Fin troppo scontato che si metta in giro per spingere ad una fuga o  per far pensare che il  giocatore in questione sia destinato altrove. Fin troppo scontato che la gente ci possa anche credere per dimostrare che non  era stata illusa da un amore eterno tra lei e il giocatore in questione e per attutire meglio il colpo di un’eventuale partenza. Fin troppo scontato che il giocatore in questione e anche la bella donna smentiscano tutto e, questa volta, a differenza di altre, perfino la società si è sentita in dovere di difendere il malcapitato addirittura con una querela. E, a pensarci bene, è fin troppo scontato anche che a mettere questa voce in giro siano  state le capere del nostro giornalismo sportivo. 

Ma, soprattutto e per fortuna, è fin troppo scontato che, nonostante tutto, la città di Napoli continuerà sempre a parlarci di calcio, come lei solo meravigliosamente sa fare.

Articolo modificato 22 Mar 2013 - 19:50

Share
Scritto da
redazione