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Lo Stadio San Paolo è tornato prepotentemente sotto i riflettori per la vicenda dei lavori di manutenzione da effettuare con urgenza entro il 30 giugno per ottenere la licenza UEFA e la possibilità di disputare regolarmente le competizioni europee nella prossima stagione, come tutti sanno, negli ultimi anni per diversi aspetti la UEFA ha concesso deroghe, che però alla vigilia della quarta stagione europea consecutiva del Napoli, giustamente ha deciso di interrompere. Tuttavia su questo fronte dopo le ultime dichiarazioni di Alessandro Formisano (direttore operazioni Napoli) e la risposta dell’assessore Tommasielli, sembra esserci stato il via libera per cominciare i lavori prescritti in tempo utile.

Quali scenari per il futuro Essenzialmente le possibilità relative alla vicenda stadio a Napoli sono tre, il primo scenario è quello annunciato più volte dal sindaco De Magistris, in tandem con il pool di imprenditori che si occupa del progetto Naplest nella zona orientale della città, ma considerata la netta opposizione del Napoli a un progetto nel quale la società non sarebbe coinvolta e la nuova inclusione di Ponticelli nella zona rossa di rischio del Vesuvio, sembra aver fatto naufragare questa possibilità.
Gli altri due scenari riguardano invece lo stadio San Paolo, e si tratta di due possibilità radicalmente diverse, la prima tira in ballo il progetto presentato per la candidatura, poi sfumata, ad Euro 2016, e prevede la demolizione e ricostruzione dello stadio settore per settore, sul modello della Mercedes Arena a Stoccarda, eliminando la pista d’atletica e rifacendo in sostanza lo stadio ex novo pur continuando a utilizzarlo per le gare. Sarebbe senz’altro una grande possibilità, ma sarebbe da verificare se la Soprintendenza per i Beni Architettonici sia intenzionata a tutelare con vincolo lo Stadio originale del 1959.

Il terzo scenario è, secondo chi scrive, il più facilmente attuabile con un risultato ugualmente positivo, prevede la rimozione del terzo anello metallico e della copertura, riportando al sole lo splendido catino progettato dall’Ing. Cocchia, procedendo poi alla ristrutturazione delle gradinate per renderle più spaziose e facilmente percorribili, sostituzione dei seggiolini fissi con quelli ribaltabili più funzionali e confortevoli, riprogettazione di tutti gli spazi di servizio, bagni, bar, bouvette, scale e passaggi per rendere più comoda l’esperienza all’interno dello stadio. Infine si procederebbe all’installazione di una nuova copertura, più leggera, più trasparente (che quindi non privi del sole il terreno di gioco) probabilmente dotata di pannelli solari, e al di sotto dello stadio si procederebbe al ripristino e alla rifunzionalizzazione del parcheggio da 2000 posti auto mai aperto dalla sua realizzazione nel 1990.

Le condizioni Ovviamente se per Ponticelli l’investimento sarebbe stato tutto dei privati, per il San Paolo dovrebbe essere la SSC Napoli a farsi carico dell’opera, ma le condizioni perché questo avvenga sono in primis una nuova convenzione (naturalmente con un diverso canone per il Comune di Napoli) di durata 50 o 99 anni (sul modello di Torino), e in seconda battuta la possibilità di edificare delle volumetrie aggiuntive (spazi commerciali, ristoranti, museo, etc) all’interno, e avendo la libertà di riconfigurare tutto lo spazio intorno allo stadio. Tempo fa si era parlato anche della possibilità di inserire gli spazi della mostra nella convenzione per realizzare una cittadella dello sport, ma le opere di rilancio realizzate negli ultimi due anni nella Mostra d’Oltremare fanno pensare che questa prospettiva sia saltata, e in ogni caso se proprio si volesse, attualmente c’è la zona Zoo-Edenlandia in cerca di un nuovo proprietario e probabilmente di un nuovo uso (salvaguardando i posti di lavoro).

La chiave di tutta la vicenda allora sembra chiara, ed è la nuova convenzione che andrà negoziata a partire dal 2014, ma ci sono alcune zone d’ombra, sebbene il Napoli e il Comune abbiano transato i rispettivi debiti pregressi, ancora il Comune tarda a ufficializzare e chiudere la transazione, e senza questo passo non si può procedere oltre, c’è chi obietta che la società abbia avuto una convenzione particolarmente vantaggiosa finora (forse è vero, ma i contratti non si possono cambiare in corso d’opera) e chi obietta che dando la gestione dello stadio al Napoli si perderà un luogo pubblico per praticare sport, tuttavia si dimentica che con i soldi (presumibilmente qualche milione l’anno) di una nuova convenzione, il Comune potrebbe gestire meglio il resto dell’impiantistica sportiva napoletana, e comunque nell’area di Fuorigrotta a un kilometro di distanza in linea d’aria c’è il nuovo Parco dello Sport che è ormai prossimo all’apertura, e quindi non verrebbe meno la possibilità di praticare sport nell’area. Insomma c’è da attendere, ancora, che le parti scelgano una strada e comincino a pianificare come realizzarla, la città e la squadra meritano di avere uno stadio all’altezza delle altre metropoli europee.

Andrea Iovene

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Articolo modificato 23 Mar 2013 - 08:16