Un falso strutturato alla luce di quanto emerso dalla semplice consultazione delle pagine acquisite in questi mesi dalla polizia giudiziaria per conto della Procura di Napoli: in alcune chat, lo pseudo-Mazzarri risponde alle domande dei tifosi, chatta con alcuni appassionati del Napoli, offre il proprio giudizio su fatti calcistici ed extrasportivo. Tutto rigorosamente falso, come hanno avuto modo di chiarire in questi mesi gli uomini della digos e della polizia postale, che hanno bloccato i siti e approfondito quanto dichiarato da Mazzarri nel corso di una denuncia ormai datata diversi mesi.
Siamo a maggio del 2012, il campionato del Napoli è in via di conclusione, restano poche partite per un buon piazzamento Uefa, prima di vincere la coppa Italia a Roma, quando il mister del Napoli si accorge che qualcuno usa il suo nome, che dialoga al suo posto, che lancia commenti su Twitter. Chiaro il senso della sua denuncia: non pratico social network, la presenza di un finto account a mio nome rischia di provocare equivoci anche in campo giornalistico, specie a mercato aperto. Indagini serrate, coordinate dal pm Giuseppe Cimmarotta, che non ha dubbi sulla configurazione giuridica del fatto: si parte da una ipotesi di base di sostituzione di persona, si lavora anche su altre possibili tracce investigative. Un’inchiesta di ampio spettro geografico, almeno a considerare il raggio d’azione degli accertamenti richiesti dalla Procura di Napoli, che ha addirittura chiesto e ottenuto una rogatoria internazionale per compiere approfondimenti negli Stati Uniti.
Da una prima ricostruzione sembra infatti che il ghostwriter di Mazzarri si sia mosso oltreoaceano o si sia appoggiato su una piattaforma statunitense, un altro fatto da approfondire nell’inchiesta sull’attacco telematico all’immagine dell’allenatore.
Fonte: Il Mattino
Articolo modificato 25 Mar 2013 - 09:33